Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
_La Stella del Nord 207 e assicurare un compenso a tutti i nostri inenarrabili sacrifici. Per questo, e non per altro, ho rotto gli ÌJlldugi, che, un po' per i miei scrupoli un po' per i timori della mamma, mi tene'1ano in- . chiodato da due 3Jllni in un paese senza dsorse. Ma, dopo l'inci– dente di cui potevamo rimanere vittime, e considerando gli altyi · pericoli ai quali forse saremmo andati incontro con quella nave, mi rendo conto che avrei dovuto partire io solo, correndo io per tutti i rischi -di un viaggio di mare in questi tempi tribolati, e che il mio, in questo senso, è stato véramente un errore. « Come rimediare, mio caro Massimo ? Sono angustiato dall'idea cbe questo viaggio dovrà pure essere ripreso al più presto, perché la fortuna non aspetta i comodi altrui, e ,specialmentè nel ·nos.tro campo è del primo che la sappia afferrare. E se da · um. lato vedo che il mio dovere è di fare oggi quanto non ho saputo fare ieri, dall'altro il solo pensiero di separarmi dalla mamma, da Ales,san- . dra, da Benito è cosi doloroso che l'animo non riesce a sopportarlo. Ecco che la nostra 'famiglia si .sfascia-, proprio come una nave sba,ttuta sugli scogli. Non sono sei rmesi che ho potuto riunire a noi Benito, dopo tanti anni, e come ,se non bast3Js.se il timore di vederlo ripartire fra poco per un viaggio ben più pericoloso del 1In.io (tu_, povero Massimo, ne sai qualche cosa!), mi trovo ora nella necessità di iprevedere il giorno in cui la mamma e Ales– sandra, èòn il peso di quel povero vecchio, rimarranno sole come non sono mai state, in ansie mortali [Per voi due, e per me, e uelle condizioni più disagevoli.>> Al~ando gli o.echi dal foglio, con la mano .sospesa, il maggiore Iupiter fece e rifece per un lungo tratto 'il carrnmino della propria esistenza. Si rive deva in questo paese e in quello, dei taJllti che aveva percorsi e a-bita.ti, con Celeste, con Fiandra-, con Massimo, giovane, più giovane, e poi, via via che si avvicinava al [Presente, :sempre meno giovane, sempre meno sicuro di sé, e tuttavia sem[l)re più affannato ad inseguire la fortuna che, piena di lusinghe ma traditora, continuava a sfuggirgli da un capo all'altro del mondo. E inseguirla iperché? Per chi? Per la propria ambizione forse·? Per sete di ricchezze? Per quella sua famiglia; per Celeste, per– ché essa fosse felice; per avvicinare il giorno, in cui, posta una fine a tutte quelle [Peregrinazioni, ·avrebbero potuto vivere tutti uniti nella serena comunione dei sentimenti e degli affetti che le– o-ano i genitori ai figli e i figli al padre e ·alla madre loro, senza ~ulla ,sac,rificare alle necessità tanto spesso tristi, sempre tormen– tose che immi,seriscono e rendono odiosa la vita. <; Metteva conto Massimo mio, - continuò riabbas-sando il caipo ' d . sul foglio - che io lottassi per tanti e tanti aJ1ni, senza conce ermi respiro, a creare l'unità e la felicità di questa. famiglia, per ve-
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