Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

206 U. Fracchia SU[>erare i pericoli di un vero naufragio, se la Provvidenza non avesse disposto diversamente per la nostra salvezza. In quegli at– timi fuo·aci ed etemi abbiamo pensato a te, Massimo, e il tuo nome è tornato molte volte sulle nostre labbra, non con disperazione, per invocarti nel timore di una catastrofe, ma perché ci sembrava, che il pericolo ci avvicinasse a te, alla tua baracchetta di sassi e di terra, e che iJ10i ci trova,ssimo cosi, nel pericolo, tutti uniti, oome se tu fossi stato COiJ1 noi. << Eccoci dunque da ieri, rinfrancati e perfettamente sa,ni, nel migliore albergo della città, dal quale ti scrivo, molto dubbioso, te lo confesso, su quanto ora mi conviene di fare. :È inutil~ na– sconderti. che una 1parte di colpa, in tutto ciò che è avvenuto, io sento di averla e ne provo rimorso. Anzi, ora che il male è fatto, considerando quanto esso avrebbe potuto essere maggiore, rico– nosco che è stata un'enorme imprudenza mettersi in mare con due doll[le e un vecchio in temrpi in cui anche i marinai preferi– soono .starsene in terra. Ma, come tutti sanno, per andaiI'e da un'isola ad un'a-ltra isola, fino a che gli uomini non avrrunno preso l'abitudine di volare, non c'è a1tra via che il mare, e purtroppo dove erava;mo noi da due aiJlni, bloccati dalla guerra, non mi si offriva nessuna possibilità di tentare qualsiasi utile i:mipresa. E la fine di questa guerra, chi la può prevedere ? A 0 *, non so se te ne ha informato la mamma cou- precisioiJ1e, io non vado a caso. L'esistenza di ricchi giad.menti di ferro è cosa certa, provata. I CMI!JPionidel minerale, che persona fidata mi ha spediti di laggiù sono già tre mesi, li po:rto con me, :nella mia valigia. Es,si parlano chiaro. E se i miei calcoli noill sono infondati, noiJ1soltanto usci– remo dalle presenti strettezze, ma la nostra fortuna sairà aissicu– rata per sempre. Io potrò acquistare quelle terre con poco denaro_ - e rivenderle a peso d'oro. Il ferro, infatti, vale l'oro, oggidì.>> Col ferro, stava per aggiungere il maggiore Iupiter nella foga dello scrivere, col f.erro si fa il buon acciaio, il buonissimo bronzo, col quale si fabbricaiJ1o i buoni cannoni. Ma si ar,restò in tempo, e proseguì fa questi termini : << Se tu, caro Massimo, e fo:r,se anche Benito fra poco, avete il dovere ,di combattere per la paitria e per la libertà del mo111do, io a mia volta ho, non •solo il dovere, ma il iliritto, di provvedere al vostro avvenire in un momento in cui alle grandi e rapide rovine __., corrispondono, per chi sappia cogliere il destro, le grandi e noo meno ra-pi,defortune. Trunta ricchezza va inutilmente ,dispersa ogni giorno ai quattro angoli della terra, ,se'Re fa ogni giorno tale scempio, che ,se io avrò cercato, con una decisione sia pure arri– schiata, di salvarne onestamente uiJ1apiccola parte per noi, non avrò fatto che provvedere ai bisogni più urgenti della nostra vita BibliotecaGino Bianco

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