Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

198 M. Castelnuovo • Te.desco Finita la guerra, poco prima del terzo decennio, si manifestano, sempre di pari passo nella vita e nell'arte, nuove aspirazioni e nuove necessità. Placandosi a poco a poco lo stato incandescente e vulcanico, l'arte si avvia ad un periodo di equilibrio, di assesta– mento, di chiarificazione; i musicisti cercano di coordinare le re– centi conquiste armoniche, ritmiche e timbriche in architetture più salde e riposate, volgono i loro sforzi a conciliare i postulati della mentalità contemporanea con la continuità, che si afferma sempre !Più irrecusabile e necessaria, della tradizione. Splende anc6ra nel :firmamento l'astro strawinskiano; ma accanto a questo, senza che alcuno, almeno pel momento, lo sovrasti, vanno svilU!{)!I)andosi n rigogliosa :fioritura, isolati od in gruppo, ingegni fervidi e nume– rosi, che già nella fase precedente si erano chiaramente delineati ; sorgono e brillano di luce propria nuove costellazioni: in Francia, Ravel, che forma quasi l'anello di congiunzione fra l'estetica de– bussiana e le aspirazioni della più giovane generazione, e il « gruppo dei Sei>>dal quale emerge ben presto Honegger; in Germania, Hin– demith; in Ungheria, Bartok e Kodaly; fra i Russi, accanto a Strawinski, si fa notare Proko:fieff; la Spagna ci rivela in De Falla il continuatore di Albeniz e di Granados; l'Italia consacra alla notorietà una pleiade di compositori (Pizzetti, Respighi, Casella,, Malipiero ed altri); infine nato in Svizzera, domiciliato in Califor– nia, ma ugualmente distaccato dalla mentalità europea come da quella americana, votato ad evocare gli spiriti e la tradizione mil– lenaria del popolo ebraico, ci appare, solitario e pensoso, Ernest Bloch. Così si formano, o, per essere !Più esatti, si affermano, le varie– scuole nazionali : con evidente diversità di caratteri etnici, dovuta anche al fatto che i compositori, per reagire all'esasipe;razione cro– matica post-wagneriana e purificare le linfe del loro canto, sono risaliti, ognuno per diversa via, alle limpide sorgenti del canto po– polare, che in ogni paese presenta differenti asipetti; e questi, na– turalmente, si rispecchiano nell'arte dei com1positori, che a quelle fonti hanno placato, la loro sete. Esempi di melodie popolavi, o sol– tanto popolaresche (poiché molte volte, e nei casi migliori, i musi– cisti, assorbitone Io sipirito, han poi creato liberamente) se ne hanno dovunque e in ogni autore; e credo superfluo specificare gli esemipir troppo noti, della musica russa, ungherese, boema e spagnuola. Sarà interessante piuttosto notare come in Italia, dove in fondo del melos popolare si è fatto un più parco uso, i compositori, risalendo alle fonti !Primitive del canto, ne abbiano sco!I)erta e identificata la più remota e chiara vena nei modi e nelle melodie gregoriane. Spetta il vanto del primato, per data e per merito,· a Ildebrando Pizzetti, che a quello stile intonava, nel 1906, le sue musiche per Biblioteca Gino Bianco

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