Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
Una lettera di Cosimo I 195 Del brusco congedo rimase impressionata Caterina, che consi– gliò l'ambasciatore di licenziarsi, prima della partenza, da suo marito e dal cognato duca di Orléans, i quali concordemente loda– rono il contegno di Cosimo. Ci sono sconfitte che valgono più d'una vittoria, e questo era a,ppunto il caso. Il primo a raccogliere gli allori fu quell'ambascia– tore, che un Re accomiatava dalla sua Corte senza cerimoniosi complimenti. « Io che s_onoqua per lei, scriveva a Cosimo, - e che ho visto tutto, ne resto soddisfattissimo·. )) Il Duca, · « oltre ~ ·all'aver dato saggio di cavaliere e signore che stimi l'onor suo, lo ha, anche dato del più diligente e meglio avvisato Principe d'Ita– lia. )) Può esser contento e più sarà quando egli avrà potuto rife– rirgli a voce come le cose sono andate. Saremmo curiosi di conoscere ciò che il vescovo di Forlì mani– festò verbalmente al Duca, ma delle parole dette e non scritte non resta traccia, almeno non ne restava allora, e dobbiamo contentarci del poco che ci è tramandato dalla lettera inviata dal Medici prima di rientrare in Italia. La condotta di Cosimo aveva fattq meravigliare gli ambaseia– tori presso la Corte di Francia. Il ferrarese << sì arrogante come :poco pratico )) non si era lasciato vedere, e il fiorentino da tutti gli altri era stato « trattenuto, visitato e pasteggiato. )) Era partito ~< non solo lasciando loro un gran martello, ma ancora a tutta la nazione italiana)), e ;per onorarlo maggiormente lo avevano accom– pagnato per due o tre leghe: « tutto per il nome e fama di V. E., la quale è in tanta reputazione che più non si può desiderare. )) A che tanti convenevoli e omaggi a quell'ambasciatore messo alla porta dal re di Francia ? Certamente non per un atto di solidarietà verso Cosimo I contro le pretese di Ercole II d'Este. La futile questione 9-ella precedenza c'entrava poco. Gli è che, in quel timido e tol')pido mondo cortigianesco ed anche fuori di esso, specialmente tra coloro che eran detti « nazione italiana)), perché g'eograficamente appartenevano a un paese chiamato, per tradizioni storiche, Italia, il gesto orgoglioso e, se si vuole, anche temerario del Duca mediceo, aveva lasciato l'impressione di un avvenimento meraviglioso e fuor dell'ordinario. Un giovane portato su da un colpo di fortuna, duca da pochi anni d'una particella di quell'Itàlia, dove i Signori eran considerati da quelli di là dall' Al[Pe servi, aveva l'audacia di mettersi a tu !Per tu con Francesco I, re di Francia, e dirgli a fronte alta: « noi siamo Principe che, per necessità o obbligo, non riconosciamo nes– simo salvo Iddio )) ? Ma questa era la scalata d'un pigmeo al Cielo. Dove la sommissione e la -v:iltàsono norma di vita, l'atto di rivolta contro un potente piace a tutti: inorgoglisce i deboli e fa applau- BibliotecaGirio Bianco
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