Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

I 104 A. Panella Il gesto è imperbo, ma siccome il re di Francia potrebbe sorri– derne, sospettando che il piccolo Duca, col coraggio dei deboli, parli così, sa1pendo di avere dietro le S!I)allela protezione di Carlo V, Cosimo incalza i{)ÌÙ forte: « Noi siamo Principe che, [Per necessità o obbligo, non riconoscia.mo nessuno salvo lddio e, per voluntà » (soltanto per volontà) cd'lmperatore nostro benefattore, ma non con tributo né con sorte nessuna di ricognizione, salvo che con fa gratitudine nei bisogni. )) E con un trapasso rapido dal solenne noi maiestatico all'io) soggiunge: « e non sono vassallo come il duca di Ferrara, che paga l'omaggio al Papa)); perciò « molto più posso servire a S. M_ cb.e esso Duca.)) Alla Delfina il vescovo di Forlì dica che, se'egli non terrà in Corte un ambasciatore, manderà presso di lei un suo gentiluomo, « acciò, quando occorre, se li possa comandare, poi che così piace al Re che non ci sia ambasciatore nostro presso S. M. )) Questa la lettera, e la lettera è l'uomo, con tutta la sua forza di volontà, la grande presunzione di sé, il fare autoritario, le impul– sività irrefrenate. Il resto è cronaca, ma pure mette conto di vedere come la storia finisca. Bernardo de' Medici lesse la lettera a Caterina, che dapprima ne rimase «smarrita)), affermando di non aver mai sentita parola alcuna di quel negozio. Non di meno si dimostrò poi soddisfattis. sima, considerando che· il Duca non poteva né doveva mancare al- 1' onor suo·, della ·sua Casa, della Città e di lei stessa. Dorp.olunghe peregrinazioni dietro al Re, che era in giro -per gli apparecchi di guerra contro gli inglesi, riuscì al Medici di ot– tenere udienza. Il Re stette ad ascoltarlo e gli dette questa risposta: « Voi ve ne ritornerete al vostro Padrone e gli direte che le magioni vecchie si hanno a giudicare sopra le magioni nuove come quella di Fiorenza. )) La prima parte della risposta era.chiara: l'ambasciatore me– diceo, senza lunghi discorsi, veniva congedato. Ma le parole che . seguivano erano di colore oscuro e il Medici, desideroso di cogliere meglio il pensiero del Re, arrischiò la domanda, quali fossero le magioni vecchie. Francesco I abilmente sfuggì all'inchiesta, repli– cando : « come quella di Francia. )) Il nome degli Estensi non fu pronunziato. Invece il Re soggiunse che, quando Firenze si gover– nava a repubblica, non le si era mancato di riguardi e così sarebbe stato ora, se il Duca avesse avuto fede e si fosse rimesso in lui. Alle obiezioni del Medici che, riipetendo le istruzioni contenute nella lettera, disse essersi il Principe comportato così, perché non poteva-.. mancare al suo onore, il re di Francia rispose : « e io non posso mancare al mio. )) Sì levò da sedere e si ritirò. BibliotecaGino Bianco "

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