Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

192 A. Panella della loro Casa, ma la Casa ,Medici « in quel tempo che la non si ~urava di simili titoli, era di gran lunga superiore a quelli che gli avevano>>e, quando ha creduto di non doverne mancare, ne ha avuti in breve tempo tanti da non doversi vergognare di nessuna nobile ed antica Casa d'Italia; ed altri ne avrà in futuro, con la grazia di Dio. Cosimo ha ~cosso il sacco e ha detto tutto ciò che sentiva di dover dire al suo avversario, senza ritegno e senza misurar le parole. Restava ora la parte (Più scabrosa di ridurre a segno la Corte di Francia e lo stesso Re, che avevano fatto buon viso alle proteste e alle pretese dell'ambasciatore,di Ferrara. Coill(Pito delicato e pe– ricoloso, che tuttavia non lo scompose affatto. Se pure alquanto attenuata, la maniera fu la medesima. L'Estense millantava i suoi meriti verso la Corona di Francia. Quali fossero questi meriti egli Cosimo non disputava e ne lasciava il giudizio al Re. Però, « dirò bene che se i Principi avessero a dare la sentenza in favore di quelli soli che reputassero amici e servitori suoi e non di quelli che avessero la giustizia in favor suo, s'intro– durrebbe nel mondo una pessima e perniciosissima usanza. >>Con ciò egli non intendeva dire che la sua devozione verso il Re fosse da meno di quella del duca di Ferrara, ma che aveva sem(Pre pre– ferito « allo interesse d'ogni affezione particolare quello del debito e onore>> suo e non aveva mai « mancato una dramma della fede che si aspetta ad un vero e leale Princirpe e Signore.>> Garbata, ma toccante, lezioncina al Re sui doveri di un sovrano giusto e saggio ; e poteva bastare per chi, secondo le informazioni ricevute, si era limitato a manifestare soltanto una certa condi– scendenza alle richieste del duca di Ferrara, senza peraltro dichia– rarsi esplicitamente. Altra cosa era dei personaggi della Corte, che non contenti di esprimere il loro parere sul merito della questione, si erano « quasi fatto beffe>>del duca di Firenze. Questo era troppo. Cosimo alla beffa risponde col sarcasmo. L'ambasciatore estense riferiva che la regina di Navarra, sorella del Re, gli aveva detto « che si leverebbe su etiam con le dita nelli _occhi contro al mio ambasciatore)),. se presumessi di rprecedere a lui. Ah, quella reine Margot ! « Atto veramente più tosto da arpia che da quella nobile e gentile signora, la quale noi intendiamo es– sere lei. >> La terribile donna era inesorabile. « Se allora fosse stato– quivi presente il detto ambasciatore, lo avrebbe lasciato in un can– tone e parlato con lui.>> Poffare! Per 1me femme de lettres, come Margherita di Valois, era hors de ligne. « Mala elezione certamente• a chi si diletta della lingua toscana, lasciare un fiorentino per par– lare con un ferrarese.>> Fortuna çhe non c'era motivo d'Pi-:serne- BibliotecaGino Bianco

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