Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
190 A. Panella de' Medici, vescovo di Forlì, fece il giro della Corte di Francia 1~ eertamente non fu ignota al Re nella sua integrità, perché se ne trova una coipia negli archivi francesi. Cosimo si meraviglia che l'ambasciatore estense « con parole di persona non manco arrogante che ignorante>> vada rinnovando in quella Corte la memoria delle differenze tra lui e il duca di Ferrara, già decise e definite dalla Corte di Roma. Su due fatti fonda quel– l'ambasciatore i diritti degli Estensi: « la nobiltà e antichità della Casa del suo padrone, allegando in testimonio e i libri e le isto:r:ie, a,bbassando noi come figliuolo d'un privato cittadino di Firenze e duca di poc,hi anni>>; ,poi i meriti di lui verso la Corona di Fran– cia. In segno di nobiltà adduce l'essere stato qnel Duca reputato degno di ottenere in moglie una figlia e cognata di re, Renata di Francia, e, in secondo luogo, duchi, signori e marchesi usciti da quella Casa. In testimonio dei suoi meriti, la servitù sua e dei suoi a,ntecessori verso quella Corona. « Finalmente non so che novelluccia, composta e trovata da loro in quel temipo che la Maestà Cesarea venne in Lucca, la quale io non saprei cosi bene narrare, essendo cosa finta, se già non gli iparesse quel suo padrone avere pur fatto qualche cosa degna di memoria in vita sua e da aggiungere a quelle istorie e libri che lui allega, per avere una volta data la salvietta all'Imperatore da asciugarsi le mani: cosa da increscere vie più a ciascuno della morte dell'Ariosto, che non abbi potuto mettere questo atto ancora nell'Orlando Fnrioso) nel qual libro quell'ambasciatore- deve avere studiata e imparata la nobiltà della casa da Esti. E in questa parte, in verità, non posso negare che non sia inferiore la illustrissima Casa nostra, non avendo avuto un poeta tale che l'abbi celebrata, dandole un si chiaro e nobile principio : dico di quel Ruggieri, il quale estinse lo splendore di Orlando e di tutti gli altri Paladini, come fa il sole., quando nasce, il lume dell'altre· minori stelle.>> Se il duca di Ferrara si pasce delle favole poetiche di messer Ludovico, buon per lui. Egli Cosimo ha altri meriti da vantare. E con superba alterezza e sicura coscienza del suo valore soggiunge: « Quanto al mio particolare, io non posso né mi curo molto di poter dire di essere nato d'un duca di Firenze, non essendo ancora bene risoluto qual sia di maggior laude, o il nascere o il doventare, in quel modo che ho fatto io. >>Ché se costituisce demerito il noh aver ereditato la Corona, ebbene, egli è in buona compagnia : né il re di Francia è figlio di re, né la Maestà Cesarea figlio di imperatore. Il ducato, si, comincia da lui; tuttavia chi fosse suo padre·« è noto a tutto il mondo e sarà semipre per i temipi a venire e parti· colarmente a S. M. Cristianissima, come vie più valoroso signore e capitano di alcuno che sia stato mai nel1a Casa >>estense ; « nato e BibliotecaGino Bianco
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