Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

188 A. Panella solo di nome. Dello Stato rinnovato si costituì Duca, cioè padrone assoluto. Se il Machiavelli fosse tornato al mondo, avrebbe potuto dire: Ecco il mio Principe. Principe, ma non despota nel significato cattivo della parola. Il sentimento della onestà pubblica, della illljparzialità, della giu– stizia, dell'ordine, scomparso in mezzo alle turbolenze delle oligar– -chie, che si inorpellavano delle libertà re.pubblicane, diventò norma costante di governo. Nei rescritti concisi, autoritari, par di vedere il taglio d'una spada. Il duca, che vuol tutto osservare e sapere, non usa rispetto per alcuno. L'eufemismo è una figura rettorica scono– sciuta : i pensieri sono espressi con libertà brutale e gli ordini sono secchi e recisi come un comando militare. Con questi sistemi, la Toscana divisa, sconvolta ancora dalle lotte di fazione, fu unifica-ta e, sulle rovine dei Comuni, sorse lo Stato. Ecco, a rapidi tratti, il Cosimo I della !Politica interna, quello che gli epigoni della democrazia e del savonarolismo rappresen - tarono come tiranno, intentQ a rinsaldare le catene della schiavitù ai piedi della secolare repubblica. Il traviamento storico è durato a lungo. Ancora nel secolo scorso persisteva (e non è escluso che persista tuttavia nel nostro) il quadro artificioso della libertà ferita a morte dal despota e gridante vendetta col verso virgiliano trac– ciato col sangue da Filippo Strozzi negli orrori del carcere mediceo. È forse questa la ragione per c'ui nessuno storico, dorpo Lorenzo Cantini, ha osato di scrivere una biografia di Cosimo I; ma chi vi si accingesse con animo sereno e senza prevenzioni metterebbe in luce una delle !Più grandi figure di Principi italiani, non pure come fondatore di uno Stato, ma anche come inflessibile difensore dei suoi diritti e della .sua dignità di fronte alle tracotanze di sovrani stra– nieri. L'uomo è sempre il medesimo, sia che parli ai suoi ministri, si3i che detti o scriva per monarchi, che misurano la loro grandezza, con l'antichità e la, nobiltà della stirpe o con la vastità del territorio degli Stati soggetti. Egli non può vantare né l'uno né l'altro pre– -gio : sangue di mercanti arricchiti col traffico, e piccolo Stato in formazione. Ma che ÌffiiPorta? La nobiltà e la grandezza conquistate sono più preziose di quelle ereditate. Si è molto scritto, anche di recente, intorno alla famosa que– stione della [>recedenza tra Cosimo e gli Estensi : piccola e risibile questione trascirratasi rper anni ed anni cavillosamente dinanzi alle maggiori Corti d'Europa. Forse non meritava neppure tanto onore, se non per i risultati finali. Cosimo l'ebbe vinta e trasformò la sua corona ducale in èorona granducale. Ma la controversia non ha BibliotecaGino Bianco

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