Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

Lo scudo della Re_q-inaElisa 15. ~ benché Orlando e che Rinaldo, [)oco '" d1 questo novo onor facesson stima, ché la ·1or gloria era salita al lòco dove si possa pur salire in cima t . ' pur, s uccicando e giungendo esca al foco forza è che quella fiamma alfin s1· · ' esprima .... 179 . Doveva_ quest'episoùio intrec:_ciand alle vicende dell'Orlando Fu– rio.so ? Gano, o Ganelone,. è poco più che nominato nel Furioso, mentre _ q~1 ~ccenna a rappresentare una parte principale, o almeno cospicua,. 81 riconnette dunque al mondo poetico dei Cinque Canti ? Ma si noti d'aUra parte, che. qui Orlando, proµrio come nipote di Carlo Magno, è -- contrapposto a Rmaldo, come se questi rnm o·li fosse niJ)otè • invece .,. 1 I - ., ' ' g1..,ne canto del Furioso, alla stanza 8 si legge : , tra il conte Orlando e il suo ciigin_ Rincildo. Queste ott1:1,ve inedite non sarebbero cluuqùe posteriori, ma precedenti al poema glorioso ? La risposta è forse impossibile. Intanto si può obiettare ragionevolmente, che nipote di Carlo può essere stato detto per antonomasia, come il nipote più illustre, più benemerito, senz'esclu– dere che fosse nipote anche Rinaldo. Che questo episodio fosse anteriore al grande poema, o del tempo ch'era agli inizi della composizione, può far pensare anche quella certa somiglianza, che può affacciarsi alla mente, tra il racconto di queste ottave e il primo canto dell'Orl.ando Innm1i0rato. Appena le udì leggere, il 'l'orraca mi suggeri il riscontro, con l'avvertenza, fatta sorri'a.endo, che l'Ariosto naturalmente aveva rifatto com'egli sapeva. Chi abbia a memoria o rilegga (ed è dilettosa lettura) il principio del poema del Boiardo, di cui Il).olti han considerato il Fur:__ioso come il più mirabil proseguimento che si potesse sperare, non può dargli torto: nel mu– tamento profondo di tutta la narrazione ariostesca, nel tono cosi ori– ginale, la mossa iniziale suggerita dal Boiardo, pare difficile di negarla. Narra il conte di ,Scandiano, che Carlo Magno, di maggio, aveva bandito una grandissima giostra, a cui erano convenuti anche celebri guerrieri saracini: Parigi rintronava di suoni e musiche, era sfolgorante delle più strane fogge e dei più preziosi ornamenti; e Carlo aveva aperto la festa dando un pranzo ad oltre ventiduemila convitati. Egli, assiso sopra un seggio d'oro, non era meno allegro della moltitudine parteci– panté al convito, mirando la quale inorgogliva tutto ~~lo spettacolo della sua potenza. Ed ecco-:-- oh spavento!-· entrar, nell immensa sala, - quattro fieri giganti, scortà ad una bellissima don:iiella accomp~gnata da un cavaliere. La sala non mancava di belle donne, perché, fra 1 altre, v'era Alda, la moglie d'Orlando; tuttavia la strani~ra s~upenda o~curò la loro bellezza: la paura cedé tosto il luogo al fascmo d1 quel muh~bre

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