Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

170 E. Piermarini I detto Croce e Francesco Torraca, ne ignoravano l'esistenza, ed è stata per loro una lietissima sorpresa. Il Croce è tosto v,enuto in biblioteca, ad ammirarle. Veramente, il l'adiglione trall),sciò l'attrattiva maggiore per i fru– gatori e rovistatori di biblioteche e d'archivi, non additando le stanze inedite; ma di questo dirò più oltre, e dopo aver parlato delle stanze pnbblicate e note : all'altro canto vi farò sentire, s'all'altro cantò mi verrete a udire. Di recente, nel passare la Biblioteca Nazionale di Napoli dalla v,ec– chia, angusta e pericolante sede ùel Museo, alla presente ùi Palazzo Reale, sono state aù essa unit altre note e cospicue biblioteche napo– letane : la llrancacciana, la San Giacomo, la Provinciale e la -San Mar– tino, nella quale era custodito, come nella quieta casa del Sonno, il tesoro ariosteo. Il Direttore della Nazionale, Gaetano Burgada, amo– revole e intelligentemente infa.t.icahile per quanto può con,ferire al buon andamento, all'utilità per gli studi, ed al tradizionale decoro della nostra Nazionale, sta, fra l'altre sue molteplici occupazioni, atten– dendo alla revisione dei manoscritti della San ,Martino. Ora il 28 novem- . bre ultimo, chiamatomi in direzione, mi commise l'incarico di scegliere alcuni altri autograifi della ,San Martino, per arricchire l'esposizione dei mss. che la Nazionale ha in belle e grandi teche in alcune sale, sprcial– mente nel grande e magnifico salone; e, tra vari autografi, mi nominò, con desiderio, speranza e diffidenza insieme, quelli dell'Orlando [!'u– rioso. Il giorno dopo, io rinvenni subito il ms. 353 (già 18) della San Mar– tino, e, armato del1e tavole fotografiche a grandezza uguale degli auto– gra,fi ferraresi, editi, com'è noto, ventiquattr'anni fa, in Roma, .da Giuseppe Agnelli,, bibliotecario della Comunale di Ferrara 1 ), mi diedi a confrontare con la maggior possibile pacatezza. La veduta d'insieme attestava senz'altro la stessa mano del maraviglioso cantore-d'Orlando; il paragone di lettere maiuscole e minuscole, di nessi e gruppi let– terali e sillabici, le parole ricorrenti negli autogra,fi di Napoli e nelle tavole dei ferraresi, come cavalliero~ battaglia, Orlando, Ruggiero, tutto era uguale; con questa sola differenza che nella terza carta autografa di Napoli la scrittura era all'e:videnza più affrettata e trascu– rata che non nelle prime due carte. Mi convinsi, con intima gioia, d'avere, sotto i miei occhi, molti versi scritti dallo stesso messer Ludo– vico, e che quel giorno fosse per me· davvero un bel giorno. Tuttavia, 1 ) G1u.sEPPEAGNELLI,bibliotecario del comune di Ferrara, I frammenti auto– grafi dell' « Orlanao Furioso)), Roana, Da,nesi, [1904], fol., tav. 105; più 1 tavola in principio (col ritratto dell'Ariosto, secondo il di~egno di Tiziano, servito per l'ediz. del Furioso del 1532), ed 1 i!l_fine (il calamaio artistico fuso nella fonderia ducale di Fen-a'l'a, e regalato all'Ariosto• dal duca Alfonso I). Precede una prefaz. di p,p. 10. L'01Pera, di cento esffillpla1i numemti, edita per sottoscri·zione, ripro– duce i 53 fogli (carte) autogrnfi cli Ferrara . . BibliotecaGino Bianco

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