Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
156 M. Valgimigli anche, talvolta, scambiarsi l'ufficio loro; e a Roma l'attore Roscio fu maestro di oratori e oratori furono maestri di Rosdo. Lasciamo stare. Più singolare e notabile è che questo medesimo istinto e atteggiamento noi lo ritroviamo dove meno che mai, oggi, con le esigenze nostre di pensiero e di stile, ce lo potremmo aspet– tare, e mnche desiderare. Guardiamo la storia, quale i Greci del– l'età classica conceipirono e quale passò, quindi, come tipo lette– rario, anche presso i latini. Rileggiamo Erodoto. Ma la IUfSSa in scena, la sceneggiatura drammatica a dialogo, vi è essenziale. I grandi capitani i re i principi gli ambasciatori, quello ehe dissero nelle battaglie nelle ambasce!'ie nei consigli di pace e di guerra, non è quivi narrato, ma riferito e rappresentato direttamente. E l'istinto della raippresentazione sceneggiata giunge talom a tal segno che sono introdotti a dialogare _fra loro anche personaggi i quali sicuramente non si incontrarono mai, trascurando la stessa verisimiglianza cronologica. È il procedimento omerico, creatore di miti e di mimi. Perché anche la storia è epica, come l'epica è storia; e Omero camtò « le glorie degli eroi» come Erodoto de– scrisse « le imprese grandi e meravigliose>> perché non fossero « senza gloria>> queste come quelle. Tra Omero ed Erodoto un greco classico non poneva affatto la differenza che poniamo noi ; e in ogni modo più simiglianza che differenza. E le Storie di Ero– doto furono recitate pubblicamente, in Atene, né forse in Atene soltanto, da Erodoto stesso, come rapsodie epiche. La notizia ci è data da più fonti, e non c'è motivo di dubitarne, come oggi è di moda : i miei amici filologi, con quella, loro aria di avveduti e di furbi dinanzi a ogni testimonianza antica, si trovano a essere il più delle volte perfettamente il contrario. Né solo Erodoto, anche Tucidide è cosi. Il quale è di spiriti· incomparabilmente più vicino a noi che J1on Erodoto, benché po– steriore a Erodoto di appena venti anni ; ed è storico severissimo, scrupoloso della verità, curioso del documento, armato di una sua lucidità bruriita a investigare e discernere; e al principio delle sue Storie significò anche certo disdegno e dispregio contro coloro che non per i !Posteri scrivono, ma per il gioco e il diletto di llrrlareci– tazione momentanea : ebbene, con tutto questo, anche la storia di Tucidide avrebbe potuto ottenere premi in gare di recitazione, per– ché ~nche questa è, come la storia di Erodoto, fatte le proporzioni dovute, nel consueto stile mimètico ra!Ppresentativo. Ma anche e più che alla storia, per il maggiore contrasto, giova pensare alla filosofia; la quale, per natura sua, da ogni istinto e atteggiamento mimètico sembrerebbe la più aliena e lontana. E la filosofia da principio fu poesia, e poesia epica, in esametri sonori e solenni; e gli esametri di Empèdocle, dice Ateneo, fn. BiblioteèaGino Bianco
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