Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

Poesia letta e poesia ascoltata 155 n:umero mol~o ~aggiore se proprio a:i margini i più dei papiri non c1 fossero giunti guasti e corrosi. Tutto nell'Ellade antica era ,come recitato e rappresentato· e però anche sentito e veduto, non senza leggerezza talvolta e ~e– gligenze colpevoli, come recitato e rappresentato. « Voi siete per abito spettatori di discorsi e uditori di fatti)), disse ao-li Ateniesi Cleone. Un singolare istinto mimètico era nel cuore di io-nuno: in– nocente o furbesco, giocoso o maligno o ambiguo, ma pr~to e acuto e abilissimo sempre. E cosi ogni forma di arte, ogni mito e ogni logo, ogni espressione di pensiero anche astratto, diventavano visi– bile mimèsi. Tutto era detto, e, anche· se scritto, concepito come detto. Chi scriveva, qualunque cosa scrivesse, la vedeva e concepiva in questa forma pronunciata; su le cose in sé prevaleva l'aspetto delle cose; il pensiero si disegnava dentro uno Sjpettacolo; un'argo– mentazione :filosofi.cadiventava mito e figura, la metafisica mitolo– gica; le idee iplatoniche sono divinità luminose che si aggruppano o si disgruppano nel cielo iperuranio. La lingua medesima ha indici sicuri dell'indole mimètica della sua gente. La,sciamo stare le particelle, che tante non ne ha, credo, nessun'altra lingua : inflessioni della voce che solo bisognerebbe riascoltare ; gesti e moti della mano e del volto che solo bisogne– rebbe rivedere. E si pensi al modo di comportarsi del gre~o con quella che i grammatici chiamano oratio obliqua, o discorso indi– retto; e a tutta quella serie di figure retoriche che molti del– l'età mia e tutti se più anziani di me certamente ricordano, e che furono la più lieta e giocosa delizia nostra negli anni della nostra scuola ginnasiale e liceale : dico le così dette armonie imi· tative, le onomatO!pèe, le parechèsi e le parisòsi, gli isocòla e gli o.moiotelèuta, e simili. Tutte figure che i grammatici e rètori greci inventarono e classificarono, e i grammatici e rètori latini e me– dioevali e umanistici moltiplicarono e tramandarono fino a noi. Le quali passarono poi nella letteratura scritta, e ne furono orna– mento e decoro ricercati e squisiti; ma nacquero, com'è evidente e come i lor nomi stessi dicono e testimoniano, nella letteratura par– lata, detta, pronunciata, rappresentata. L'istinto mimètico le pro– dusse, l'abito rappresentativo e ]a voce sonante le coofermò e diffuse. Di questo atteggiamento dello spirito greco la generazione più spontrunea e più diretta, e il documento più insigne, furono senza dubbio le rappresentazioni teatrali. Ed è ovvio che fosse ~osì; e non o-iova insistere. Per la medesima ragione non parlo dell'alo· quen~a, la quale in certo senso è mimètica come il dramma; e delle norme pratiche dell'eloquenza talune e non poche sono le norme medesime dell' actio scaenica. Attori e oratori potevano

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