Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
146 R. Calzin conciavano curiosi cruppelli irti d'ali, di fiori finti e di nastri. Pa– role vaghe, sciarpe azzurre sventolavano. Erano le ultime folate della civiltà iprima che la vallata ridi– venisse deserta e taciturna. Gli allegri signori dai calzoni scozzesi chiari e dai cappelli n mezza tuba parlavano della guerra angloboera imminente e del processo Dreyfus a Rennes appena finito ; ma sorridendo senza, preoccupazioni e accendendo la sigaretta. Poi, quando il corno del postiglione e le sonagliere squillavano, le belle signore agitavano il fazzoletto, riabbassavano il velo sulla bocca e s'illhlllalinconivano, perché nessuna donna fu mai tanto sentimentale come quelle fin– de-siècle. L'aria nitida e violetta era presaga di partenze; anche le ultim~ allodole emigravano. Partire. Bisognava partire. Domani! Doman l'altro ? Fu deciso che Segantini sarebbe salito allo Schafberg lu– nedì, il diciotto : Grubicy avrebbe accompagna,to il pittore fino a Pontresina e si sarebbe trattenuto a colazione-con lui. Segantini si confuse, si scusò; era impossibile, aveva 1promesso a una persona di far oolazione con lei. - Una signora? - Un'ammiratrice. La iprincipessa Alessandra Bibesco che aveva anche comiperato il disegno preparatorio della N at1tra : una simpatica donna che aveva promesso al pittore di leggergli la mano e di predirgli l'av– venire. Grubicy e ~egantini si ritrovarono, come era convenuto, a Pon– tresina, il lunedì diciotto, dopo cola,zione. La giornata era rigida e ventosa; un silenzio d'abissi profondi si alternava al confuso rombo dei torrenti, secondo le folate. Era come il su e giù di un' anima, oscillante tra il nirvana silenzioso e la disperazione irrefrenabile. Segantini mutò d'umore infinite volte in pochi minuti, ora cam– minava taciturno stretto al braccio d'Alberto, ora sì arrestava per chiacchierare animatamente. , Mario, il figliolo, andava innanzi con la Baba tirando pedate ai ciottoli. Infiniti discorsi cominciati due o tre volte subito morirono: ognuno era già lungi di lì coi pensieri. I portatori avevan lasciato Pontresina fin dal mattino, diretti allo Schafberg, reggendo la cassa del quadro, grande come una bara, recando i sacchi delle provviste e le coperte ; e dovevano essere già arrivati al rifugio. Nessun presentimento triste; ma l'inverno, con la sua morte d'ogni cosa, in agguato. BibliotecaGino Bianco
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