Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
134 Lettere di Ferdinando Martini L'ha conosciuto Lei il povero Cecco Coletti? 1 ) Faceva delle gra– ziosissime farse. Gli cominciarono a dire che col suo ingegno e col suo brio doveva fare delle commedie. Ne fece una, cattiva e la fischiarono. Questo è l'apologo, - se così può dirsi. La morale ce la levi lei: Monsummano, 14 settembre '91. Lei ha torto, e mi pare impossibile che non lo sappia, di credere ch'io mi sia scordato di Lei : e lo stesso desiderio che durante il mio viaggio, Ella ebbe di ricevere una lettera mia io ebbi di scri– verla; ma volevo farlo dopo aver visto qualcosa : e allora non fu· più possibile, perché con sette o otto ore al giorno di mulo, un mese sotto la tenda e fino a 52 gradi di caldo, la forza di scrivere non si ha più, o quella poca che resta si adoipera a notare fretto– losamente le proiprie impressioni nel Diario, sperando di poterne levare più tardi un libro leggibile. E il libro lo fo 2 ). Verrà leggibile? Questa è la questione. Ho paura della furia: la gatta frettolosa fece i gattini ciechi. E io debbo consegnare il manoscritto alla metà d'ottobre. Anche ho paura del genere che m'è imposto. Non può essere né tutto un libro d'arte e d'imipressioni, né tutto un libro di con– versazioni economiche e politiche. Rischia, di seccare gli artisti e gli uomini politici, gli uni per un verso e gli altri per l'altro. Poi bisogna -descrivere e io non so. O meglio: mi pare di riuscire qual– che volta a far vedere tutto ciò c,he si muove; a ciò che non si muove io non so dar vita con la iparola. Già, non veggo nulla nelle descrizioni degli altri, si figuri se posso sperare di fare gli altri veder con le mie. · A Fç1,uglia ! Altro se ci verrei. Ma se venissi costà non lavorerei più. Debbo lavorare dieci ore del giorno, e di seguito. Se,passa un cane dal giardino e io mi metto a guardarlo, addio, la giornata è perduta. Ognuno è fatto in un modo diverso ed io son fatto peggio di molti aitri : ma son fatto così. Si farà in un altro modo, ipotendo. Io, finché il libro non sia uscito, starò sempre con la tremerella. Se mi diranno poi, - è uggioso, è brutto, pare una statua del Fedi o un discorso del Pierantoni, - mi rassegnerò. Dunque, se mi riesce,. le manderò via via le bozze che mi arrivino perché Ella le Jegga e mi dica poi : va bene, o va male : o per rimettermi il fiasco in corpo o per iprepararmi a tutta la solennità del fiasco inevitabile. E se mi riescirà di trovare un paio di giorni, ipigli~rò il treno invece di 1 ) E'rancesco Co1etti, giornalista e co=èdiografo livornese: OommedioZe per fanci·uUi (Li-vorno, 1858), Io sono dottoi·e (MHano, 1870). 2 ) Nell' Affrica Ita.1,iama, imp, essioni e ricordi (Milano, Treves, 1891). BibliotecaGino Bianco J
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