Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

252 B. TECCHI, Il vento tra le oase -------- HoNAYIDN'.ruRA 'l'EccHr, Il vento tra le case, .racconti. -- Rihet, Torino, 1928. L. 11. A prima vista, questi racwnti, hanno minor risalto di quelli di qualche coetaneo del Tecchi, sostanzialmente non più dotato. Forse perché il 'l'ecchi non beneficia dell'agevolazione cl.te deriva-dall'adat– tarsi con grazia entro forme letterarie nuove e favorite. Non più alle prime armi (basti rnmmeutare il Nrnne sulla sabbia, e gli scritti critici sul Wackenroder e sul Foscolo), si direbbe che, mettendosi a narrare, egli abbia, quanto poteva, scartato ogni apprendimt;mto; così accaùendogll, talvolta, di rifare maniere ovviP, e nemmeno curandosi di celare· 1e . spontanee analogie; ma riuscendo, altre volte, con un tratto un po' bru– sco, a qualche cosa di suo, veramente. La minor vivacità, del risalto dipende, coin'è naturale, a,nche dalla scrittura. Col talento e la capa– cità critica di cui dispone, non sarebbe stato difficile al 'l'ecchi provve– deve uno stile più marcato, e ribatterlo e farlo brillare in bei gettoni V(irbali. Ha preferito una prosa magari un po' sorda e scucita. E, ar– rivati in fondo al libro, non si dà torto alla preferenza,,. Il titolo: Vento t:ra'le case, ricollega appropriatamente i motivi dei racconti. Una realtà pacata e squadrata, nella quale, di quando in quando, alita un'aria alerte; risvegliando quelle inquietudinj, quelle insoddisfazioni, quelle aspirazioni che poi costituiscono la ragione, o comunque il fermento della nostra esistenza. Si direbbe l'eterno tema romantico; se allora non si dovesse finire per chiamar romantica tutta la letteratura da che mondo è mondo. Non mi riferisco, ora, a qualche nome, alludendo a un. procedi– mento imitativo. Ho detto, dal principio, che, se uno non imita, è pro– prio il Tecchi ; e non svolge dagli altri. Ma certi toni e cadenze sono nèll'aria. E la musica, in fine, si fonde in quelli, quando non riesce a soverchiarli e farli d~menticare. Nel motivo quasi autobiografico dello studioso e umanista, e in alcuni tocchi dell'incontro con la donna, Cer– tezza richiama a Panzini; e così, Tempesta e sereno; mentre, per Incubo, si potrebbe ricordare Angioletti. Zì Pietrina e la Catena, che ha belle qualità di progressione, e con più originalità La morte del vecchio, si ritrovano sullo schema di un bozzettismo toscano rinvigorito e ammo– dernato. Vivissima, in Ornella, la protagonista; forse. un po' lungo e peso lo svolgimento degli equivoci e delle burle·; ma, alla conclusione, il racconto ritrova la sua più nitida verità. E non dimentico un'altra figura: Nunziatina,, anche questa ·assai schietta; meno; l'ambiente e certe persone secondarie, come il ·« signorino ». Ma dovendo scegliere _ per un'antologia, mi soffermerei su Neve, nonostante un che di sban– dato nella esecuzione; e deciderei per Donna nervosa, senza molta paura di sbagliarmi : ritratto in penombra, appena avvivato di rapidi lumi, pungente. Non ci fosse stato nemmeno il breve scorcio, sullo i;fondo, di pittura della vita coniugale, l'insieme sarebbe forse riuscito più forte. E probabilmente, il Tecchi ha preso -la strada lunga, e con ·qual– che pericolo di sviare ; ma la mancanza di professionale « artisteria », BibliotecaGino Bianco

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