Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
G. C_ol\nsso, Gente .di mare distaccato dal silenzio del bosco e dal lieve tintinnio della ghiaia mossa ad ogni picçola onda che si frangeva. Non mi ricordavo più <li ~ie. Ma delle voci astiose mi fecero alzare, venivano dalla parte dove il veliero aveva gettato l'ancora. Un altro veliero stava accanto al nostro. Era un veliero di romagnoli. Le voci venivano da bordo. Capii che bastonavano uno. Il capitano mi disse che erano tutti ubriachi. Vedevo un uomo gros~o gestico~'1'e e urlava. Bas~onavano il mozzo. Poi cessarono, si sentiva uno piangere e uno cantare da, prua. >> Uitazioni e ritagli non facciano pensare a Comisso come a un lu– stratore di specchi, a uno scrittore di frammenti. Comisso non sa il mestiere, oggi quasi facile, di « scriver bene>>. Direi anzi che spesso e con coraggio, pur di dire quel che ha da dire, egli scrive gagliarda– mente male. E anche da ciò caviamo ragione per sperare bene di lui. Uomisso è scrittore scoperto: sotto gli occhi di tutti il suo stile lievita, si ritrae, intoppa, inciampa, si distende, sfugge. Leggendo Comisso, si - ha spesso un'impressione doppia: quella di leggere un testo stabilito, raggiunto, e contemporaneamente, quasi in un'interlinea, ci par di ve• dere i tentativi, le bozze, le prove, che servirono a raggiungerlo. Scrit– tore ancora germinale, Comisso a ogni pagina si fa. I fogli cli questo libro marino, staccati e liberi come sono, non bozzetti, 11011 novelle, non capitoli di romanzo, ci scorrono sotto gli occhi, simili e non uguali, come prove e riprove di un disegno unico, non mai bene raggiunto. Ab– bozzi, macchie, cartoni di un quadro che verrà. A questo punto non so più s'io vo dicendo bene o male di Oomisso, se ne rilevo ancora una qualità o già, ne accuso un difetto. Forse Co– misso è più malizioso di .quel che pare; la sua gioventù non è tutta in– genua, la sua trascuranza ha già del vezzo. Lasciamo andare. Voglio indicare piuttosto il pu.nto vitale del libro, quello da cui potrebbe svol– gersi lo scrittore domani. Fin qui Comisso ,è parso scrittore di un uomo solo, sé stesso; tutto egoista, intento sempre a redigere « fatti perso– nali. >> L'egotismo del diario fiumano fece allora nominare D'Annunzio. Ma anche nelle pagine del nuovo libro, dove di dannunziano non è più nulla, gli uomini che s'incontrano, i mozzi, i mercanti, i cop.trabban– dieri, i marinai, disegnati di solito con un sol tratto, un tocco solo, sono lì a rialzare a ravvivare il paesaggio, ma non se ne staccano; re– stano decorativi, non hanno nome. Comisso rimane pittor di marine. Ci, sono però due prose, certo le più belle, le più mature del libro, Contrab– bando in una rada e La morte di Angelo da cui due uomini_, l'irrequieto adoÌescente Enrico, e Angelo, un marinaio stanco e patetico, vengono fuori veri hanno volto gesti e passione di uomini; sono loro il punto vivo il c;ntro. E nelle recenti prose di Oomisso per i giornali, dinanzi a c:eature o spettacoli degradati della vita ci par di scorgere un'at– tenzione umana un che di pietoso e di mordente che in lui è nuovo. Il novelliere il ro:Uanziere che Comisso vuol diventare, potrebbero comin– ciare di qui. Questo è l'augurio asciutto che aggiungiamo agli eroi di Bagutta. PIETRO PANCRAZI. ibliotecaGino Bianco
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