Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
250 G. CoMISSo, Gente di mare molti hanno espresso, ma che Comisso semhra esser riuscito ad arre– stare per sé, a protrarre. Ecco uno scrittore che scherza con le date: a trentaquattr'anni, quello che Comisso fa ha spe sso un gusto protervo, sdrucciolevole, come di adolescente. E abbasso le da.te ! Alla gioventù volentieri s,i perdonano difetti cli fo rma; talora seih- 1.Jrapersino che le conferiscano. E i due libri cli Comisso, Al vento del– t 'Adriatico del 1928, e questa Gente di mare che ha pur mo' strappato l'alloro alle cucine di Bagutta, non sono ce1--tolibri perfetti. Specie il primo, dove Comisso venne stendendo le sue esperienze fiumane, al tempo tli D' A~munzio e della Reggenza, è un libro tutto di prova, tutto spe- 1·imentale. Diciamo la verità, più d'uno leggendo e anche ammirando, r.e restò sconcei·tato. Schietto e corrotto, entusiasta e indolente, egoista ma curioso d'altri, spontaneo e pur vanitoso, nell'atto stesso in cui lo scrittore cerca il tono, l'impasto di stile che dia unità alle sue qualità discordanti, di questa inquietudine e discordanza si èompiace. Sano come un mozzo o dilettoso come un alcibiadèo ? Ma un capitolo di quel libro piacque su tutti: dove si narra il libero avventuroso viaggio al– l'isola dei Morlacchi, « Qualcuno ci aveva detto che nella terra mor- - lacca viveva una gente• bellissima, dolce e generosa e volevano cono– scerla >>; li la vela di Comisso parve tlàvvero gonfiarsi rlel vento· suo. 11 nuovo libro infatti nasce tutto di lì. Le compiacenze, le morbidezze di ieri son rimaste addietro. Tra C,Lioggia e Malamocco, tra l'Istria e le isole dalmate, in rada o al largo, Comisso vive la sua vita vera. « Po.i si levò vento di levante e filammo via dritti per tutta la mattina accom– pagnati dall'allegria dell'acqua che gorgogliava contro la chiglia.» Questa chiara allegria dell'acqua accompagna il lettore per tutto il libro. Comisso non va in cerca di egloghe piscatorie; bada alla roba e agli uomini; pesca, vende, compra, contrabbanda, baratta. E il sentor di legno e cli sacco, il sapore di vita gli giova. Vogliamo ric.i'earci e sfo– gliar-e '! A Chioggia, « le donne sembrano create dopo. un fortunale di scirocco, tanto hanno di ventoso nel capo e di patito nel corpo.» I con– tadini che zappettano dietro le siepi, negli orti di Malamocco : << I con– tadini, con il loro immutabile passo elastico sul terreno cinereo pene– trano nei corridoi di siepi e scompaiono in queste stauze aperte al cielo, di dove solo si sente il- rumore della zappa, uguale e misurato .... (~ualche Cf'sta ricolmà sul capo d'un portatore che passa spu·uta sopra alla siepe di canne e uno squarcio alla base lascia vec1ere i piedi arsi e massicci.» Afa meridiana al largo: « Faceva cosi caldo che non s'aveva voglia di mangiare. Il mozzo seduto sulla murata si divertiva a lasciar cadere in mare qualche cucchiaio di riso, e i piccoli grani bianchi nel– l'andare a fondo si vedevano splendere a lungo contro l'azzurro intenso dell'acqua ferma. » E il piombar dritto del sole, le nausee del mare: « le nostre bocche invescate daU'aria fatta grossa e pesante .... », oppure: {~ a mezzogiorno tutti vennero su per mangiare, erano pesanti e pal– lidi .... » E certi chiari idilli, riposi di approdo : « La spiaggia piana ci veniva incontro con l'odore dei boschi di pini che arrivavano fitti sino all'orlo ùel mare. Sceso a terra .... la spiaggia si distendeva in dolci archi dove il mare finiva con brevi onrle. Poi s'alzò la luna e più non mi sarei BibliotecaGino Bianco
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