Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
246 TOMMASÈ0 1 Colloquii col Manzoni scrittori dei secoli passati, si accresce di qualche osservazione origi– nale. Viene confermata l'impressione che egli ammirasse temperata– mente la poesia di Dante, e certo per diversità di indole; viene ripe– tuta, con qualche motivo nuovo e con un'argomentazione più serrata, la sua avversione all' A1fieri, già testimoniata dal Cantù e inevitabile in un uomo così equilibrato come il Manzoni. Infine, si arricchisce la serie delle osservazioni sui grandi scrittori francesi. Altri argomenti si toccano, più o ìheno rapidamente: la questione della lingua; le strofe dell'Adelchi soppresse per l' intervento della censura, giudicato, dal 'l'ommasèo come dal Giorgini, utile anche alla bellezza della poesia: caso simile a quello de La n,ornina del cappellan, dove la censura cancellò una sestina e fece un servizio al Porta. Spesso e a lungo si parla della politica del Manzoni, senza mutare veramente quello che oramai si sa in proposito, ma aggiungendo cir- , costanze e giudizi. Di quest'argomento s'è discorso da altri prima che fosse pubblicato questo libro ; ma non ricordo che sia stata citata la riflessione verissima suggerita al Manzoni dall'affetto del Bolza per i propri figli e dalla raccomandazione che egli aveva fatto loro nel testamento di non prender mai a servire la polizia: « Gli uomini vituperati si ricoverano dall'odio pubblico nelle affezioni domestiche.)) Si potrà ora rifare la cronaca degli atteggiamenti e dei pensieri poli– tici del Manzoni; non si potrà dare un giudizio conclusivo migliore che quello scritto dal 'fommasèo nel principio del capitolo XLIII. · 11 lettore cercherà ancora in questo libro le riflessioni del Tomma– sèo sui Promessi Sposi, e più d'una volta consentirà, ammirando. Non sempre : non certo quando egli nega al Manzoni prosatore il senso musicale della lingua. Ma ancora oggi, dopo tanto lavoro di critici, paiono nuove o almeno fatte con un'efficacia singolare le osservazioni su Lucia, anello meglio ideale che fantastico tra la Signora di Monza e l'innominato, tra i due colpevoli penitenti>> ; e quelle sulla storia cli Gertrude, così analitica e cosi tragica nella prima minuta. cc E pure il fermarsi a riguardare quei primi passi d'una passione funesta aveva la sua moralità nella mente dell'autore, e questa certamente dal dia– logo traspariva: ma non tutte le moralità sono opportune, né tutte oserei dire, sono innocenti. » E dell'opera del Manzoni in generale scrive: « La moralità si è che rende l'ingegno e i lavori del Nostro e più severi e più sodi, e insieme più luminosamente sereni, sì che pare ci si congiunga e la grazia del senno senile e quella talvolta della giovanile innocenza.» Os– servazione a cui la critica manzoniana nf) ha ben poche da avvicinare. E, quel che più importa, in questi Golloquii del '55, parlando della conversione dell'innominato sconfessa con nobile sincerità le sue fa– mose Postille: e< Debbo soggiungere che nell'anno stesso che usci il romanzo alla luce, io dell'età di venticinque, sull'esemplare donatomi dall'autore scrissi postilÌe, altre cavillose o minute, e anco quelle che forse son vere, irriverenti nel modo, e, anche verso autore meno grande, a lettore giovane sconvenienti. l> ATTILIO MOMIGLIANO. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy