Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
2-14 TOMJIUSÈO, Colloquii col 111anzoni tice del Monti soffiava, e lo dice egli stesso in una lettera stampata ual Libri, confessando che la Proposta fu suggerita a lui da' 'redeschi, quasi comento alla cantata fatta per l'Imperatore Francesco, dopo le cantate fatte per l' lmperator!;l Napoleone, e per la repubblica sbandi– trice del .Papa, e per il Papa suo benefattore insultato da esso. » Chi conosce il 'l'ommasèo, sente in queste linee, più che l'indignazione, il compiacimento dell'artista della malignità. tiualche cosa di si,mile si pensa lE,ggendo questo giudizio : « L' Al– fieri stendeva le sue tragedie in prosa, e poi, quasi bollite, le infilava nello spiedo del verso», che pure giunge così improvviso nel capi– tolo XLIII ed ha un così pittoresco fondamento di vero, da strappare il riso. Questi Golloqwii fornirebbero materia -abbondantej a chi volesse mettere insieme un'a,ntologia delle maldicenze del Tommasèo, e sono un'insigne prova della sua indolei invincibilmente maligna: perché in questo iibro egli prenge nota non solo dei pettegolezzi che più o meno si collegano con le sue conversazioni manzoniane, ma anche dei propri, delle malclicenze che egli ha fatto altre volte ad altri propositi, e che gli ritornano in mente per associazione d'idee; pare che gli dolga di dimenticarsene, e se li scrfre golosamente. Quale fede dunque possiamo prestare a questi Golloquii raccolti da un temperamento così poco passivo e così contradittorio? Certe notizie, certe impressioni, certi aneddoti sono confermati da memorie di altri: e su questi non può cader dubbio; e la nuova testimonianza del To'm– masèo c'induce a dare un po' più ùi credito al Cantù, allo Stampa, al l<'abri~ anch'essi messi in quarantena per buone ragioni. Ma certe altre informazioni si colorano troppo evidentemente dell'acredine del 'l'ommasèo perché noi le possiamo accettare senz'altro come vere. Ila- sta la sostituzione di un si-nonimo o l'accentuazione d'un gesto per falsare una testimonianza: e certo in questo libro più d'una è stata alterata dalla parola acuminata del 'fommasèo o dalla sua sottigliezza ' sempre in cerca della cattiva intenzione. Così è probabile che egli abbia frainteso vedendo una mezza stroncatura nel giudizio del Manzoni sul Parini: « La satira di lui contro i gentiluomini del suo tempo passò ,, impunita perché non lo intesero.» Cosi, Teresa Lodi che ha scoperto il manoscritto di qu~siti Colloquii nella Naziona,le cli Firenze tra le carte del Tommasèo e adesso li pubblica cur.ando il libro con ogni diligenza e commentandolo con signorile misura, nota ella stessa con finezza come potesse ingannarsi il Tomma,sèo credendo clll\ il silenzioso sorriso del Manzoni significasse consenso alle sue censure contro le grossolane ingiurie lanciate dal Monti ai propri avversari: « Non sarà stato un modo tutto manzoniano di far capire al suo interlocutore che egli meno d'ogni altro aveva diritto di muovere al Monti una tale accusa, egli troppo spesso aggressivo, e intemperante sempre co' suoi avversari?» Ma quello che importa a questo proposito è, più che la falsità di qualche particolare, l'atmosfera di pettegolezzi e di scandali da cui viene troppo insistentemente circondato il Manzoni. Non sono cosl ri– gido da credere che il suo spirito grande fosse incapace sempre di dire BibliotecaGino Bianco
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