Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

234 G. Toffanin ln fondo questi figli del contado che venivap_o in Corte, oltre a quello di giu~tificarsi d'aver salite certe scale, nessun sentimento più omogeneo al luogo o più fervido trovayano nel ioro latino e nel loro greco : oscillavano quindi tra le cieche adulazioni degli esastici e dei tetrastici e la grossolana albagia dei loro ripicchi in lode dell'altra regalità che dalla sapienza deriva: e ci volevano signorotti ben a corto di legittimi orgogli domestici per lasciarsi confondere da certe bazze– cole. Eran luoghi comuni, pensierini cortesi come questo del Bruni : cc C'è, insomma, tanta dignità nei detti studi umanistici che nessun Prin– cipe, nessun Re disdegnerebbe d'essere insignito per la scienza e l'elo– quenza di queste cose,; tEpistolae, Amburgo, 1724, p. 207). Quando non dicevano loro insomma cc siamo i servi dei vostri guatteri)), si sentivano in dovere di ammonirli: cc lasciamo un po' andare; qua dentro i re au– tentici siamo noi.>> E, ùel resto, neppure l'Ariosto scherzava; ma con quanta •finezza, perché quello, sebbene sceso a dov,er lavo.rare, una goc– ciolina di sangue azzurro ce l'aveva. L'immortalità agli Estensi egli non sapeva prometterla ·se non così: cc Io ve la regalo: ma non v'imma– ginate, adesso, d'esservela meritata. Le cose sono sempre andate cosi: i veri grandi sono i poeti e gli altri, gli eroi, sono dei parassiti.)) Ma leggete un poco : Oh ben accorti P~·:hllcipie discreti, Che seguite di Cesare l'esempio, E gli ,scrittor vi fate ,a.Inici, donde Non avete a temer di Lete l'onde ! Son, come i cigni, anoo i poeti rari, Poeti che non sien del nome indegni, Sì perchè dl ciel degli uomini preclari Non pa-te mai che troppa copia regni, Si per gran colpa dei signori avari Ohe lascian mendicare i sacri ingegni; Ohe le virtù premendo ed esaltando I viz'i-i caooian le biione arti in bando. Credi che Dio questi ignoranti ha privi De lo 'ntelletto, e loro offusca i lumi; Che della :poesia ~li ha fatto schivi, Acciò che morte iJ tutto ne consumi. Oltre che del sepolcro usoirian vivi, Ancor ch'avesser tutti i rei costumi, Pur che sa,pesson farsi amica Cirra Più grato odore avrian che nardo o mirra. Xon sì 1>ietosoEnea, nè forte Achille Fu, come è fa,ma, nè sì fiero E'ttorre; E ne son stati e mille e mille e mille Ohe lor si puon oon verità anteiporre; ilf a i donati palazzi e le gran ville Dai descendenti Zoi·, gli ha fatto porre In questi senza fin sublimi ono.r,i Da l'onorate man llegU scrittori. BibliotecaGino Bianco

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