Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

230 G. Tojfanin nelle intenzioni d'un Fogazzaro e d'un De Roberto '? « .... Marnlovi que– sto libro come un ritratto di pittitra della Corte d'Urbino, non di mano• di Raffa~llo o di Michel Angelo, ma di pittar ignobile, e che solamente sappia tirare le linee principali, senza adornare la ve1:ità di vaghi ~?lori~ 0 far parere pe1' arte di prospettiva quello che non ~- '1: come ~~ io. rn~ sia sforzato di dimostrare coi ragionmnenti le propneta e condizioni di quelli che vi sono nominat.i .... n . . . • Dove ciò che s'è sperato e ciò che s'è raggmnto (l a dedica, piena d1 sentimentale lontananza, ,è molto tardiva) son vedu.ti con chiarezza de– gna di quel formidabile galantuomo a cui il s ogno d'u n gran « ritratto di pittura n della; Corte d'Urbino sorrise in piena consapevolezz/l, che a ritrar personaggi veri (« dimostrar coi ragionamenti le proprietà e con– dizioni di quelli n) occorre « saper adornare la verità di vaghi colori >>: frase che l'estetica moderna avrà diritto di suspendere naso ma che vuol dir proprio tal quale: aver forza fantastica. Per esser poeticamente veri, bisogna essere, in certo sènso, falsi: a lui era uscito di mano solo un freddo disegno : troppo vero : cioè d'una verità senza vita. Proprio così, per molta parte, povero nobilissimo Castiglione. Avere avuto in mente alcune tra le figure più seducenti del tempo suo : la duchessa d'Urbino, il conte Ludovico Canossa, i due Fregoso, Pietro Bembo, Giuliano de' Medici, il Bibbiena: e cìover riconoscere, a lavoro tinito, che, tranne forse qualche macchietta (l'Unico Aretino, per esem- . pio) essi svanivano ancora nel barbaglio del loro nome, e che Pietro Bembo, più lavorato degli altri, finiva a un'involontaria caricatura, queste dovettero essere anche per lui le pene del poeta, quando le Mmie lasciavano svanir .dal suo cuore le benigne illusioni. La confessione, poi, non aver egli « non che espresse ma né anco accennate le virtù della Signora Duchessa, perché non solo il suo stile non era sufficiente ad esprimerle, ma pur l'intelletto ad imaginarle >> temo che, nell'umiltà del cortigiano, adombrasse la mortificazion dell'artista. Ma per l'intelligenza del Rinascimento e della sua estetica occorre ricordare che i propositi del Oortegiano, lungi dal rappresentar,e un'ec– cezione, son la regola di molti scritti analoghi, disgraziatamente detti dalla storia letteraria,« trattati n, nei quali così si descrivono ambienti e s'introducono a parlare personaggi illustri._ Di chi la colpa se di q1.1ei trattati nessuno uscì dalle mani del suo autore tanto vivo che i posteri vi potessero rispettare almeno le intenzioni? Per meravigliarcene a buon diritto, però, bisognerebbe sapere come suonerà fra quattro secolì la parola escogitata, allora, per dimenticare il nostro romanzo psicolo– gico; dal quale perfino noi, in quest'ultimo quarto d'ora ci troviamo abbastanza lontani ~a poterne. vedere, rispetto al trattato' d'un tempo, non meno le analogie che le d1fl'erenze. Ieri sarebbe stato impossibile : oggi già, ci riuscirebbe di scoprire nel Rinascimento frasi piène d'uno stato d'animo analogo a quello del De Roberto (e di tantissimi altri) che, nella sua prefazione all'Amore, dichiarava « non essere il romanzo psi_co~ogiconé interamente arte né interamente psicologi,a,. )> L'estetica poi viene e scopre ll'nn colpo in che consistesse, negli uni e negli altri~ BibliotecaGino Bianco

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