Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

224 U. Fracchia leale. Insomma, se fosse mio figlio, non potrebbe somigliarmi di più nel carattere. Anche in guerra si fa onore, e, Dio noo voglia,, morh,se, sono certa che Guendali[la, non reggerebbe al dolore. Ma essi non avevano né prµdenza né ritegno. Se Benvenuto osava uscire di cucina, ve lo ricacciavano come un cane. Gli rin facciava.no il pane che mangiava e i panni che portava aiddosso. No[l c'era angolo della casa o del giardiil1o dove potesse mettersi s0nza Ruscitare il loro furore. E quando osavo richiamarli ad un miglior sentimento uma,no, mi chiedevano che cosa aspettassi a cacciar via madre e figlio da questa casa. Il peggio accaidde una volta che io cercai di spiegar loro, con calma, tutte le ragioni ostensibili per le quali non potevo scacciare Guendalina : che io le dovevo gratitudine, perché aveva curato la mia povera mamma negli ultimi giorni della Rua vita, perché era stata poi lei stessa come una madre iper loro, quando la ,loro vera .mamma li aveva lasciati piccini, 1 e che perciò anch'essi dovevano esserle gra;ti e considerare Benvenuto·come un fratello. Si fecero beffe di me, dicendomi che sapevano che cosa pensare ,di Guendalina e del suo bastardo, e che il mio era tutto- fiato sprecato. «A lungo Guendalina sopportò_ questo .stato di cose. Per ri– spetto verso di me, per prudenza, per bontà d'animo non reagiva agli insulti di quei tre diavoli scatenati. Essa,, che è semipre sta.ta un fiore, era divenuta in quei pochi mesi magra come se aves<;e mangiato la lucertola e verde come un limone. Di notte non dor– miva per protegg ere il sonno del suo ragazzo e di giorno era sempre intorno spiritata p.er paura che gli facessero male. Ma infine non resse più, e le parti si rovesciarono. Una ma,ttina fui svegliato da un fra,stuono di colpi e di tonfi che facevano tremare la casa. Sem– brava che qualcuno, con un'accetta, cercasse di ;;fondare il tetto o di demolir.e il solaio. Ohiama,i Guendalina, ma non rispose. Mi alza-i e, guidato da quei rumori, ,salii le scale fino all'ultimo piano, e laissù trovai Guendalina armata di un lungo coltello da cucina, ferma dinanzi alla porta di uin abbaino. Livida, essa mi disse che• Benvenuto era stato ferito al caipo con una sassata e che essa li voleva uccidere. I colpi che mi avevano svegliato erano dati da lei contro quella porta d'abbaiino, dove i persecutori di Beo.wenrnto si erano rifugiati e chiusi per sottrarsi al furore di cui l'avevamo, vista improvvisamente accesa. Non so quale buon demonio mi sug– geri allora di chiedere aiuto a,l mio peggior nemico. Cercai di cal– mare Guendalina, la disarmai e, chiamato da me ~on un biglietto,. si. preseliltò il Generale. Egli si informò .di quamto accadeva, ascoltò. le menzogne di cui i suoi nipoti seppero imbottirgli le orecchie, e, per tutta consolazione mi disse che aveva aspettato con ansia quel momento e che era felice che fosse venuto cosi p:vesto. - Quale mo-- BibliotecaGino Bianco

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