Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
La Stella del Nord 67 mentre questa serena visione si schiudeva alle lo,ro spalle, conti– n~ia~ano 3 : danza.re come delfiilli sulla cresta dei flutti, rispondendo a1 r1petut1 comandi , di cui sempre più rosso e infuriato li bersa– gliava il capitano della Stella del Nord) che ci voleva pazienza h . ' c e 11 vento stava crurnbiando il _suo corso, e che, verso sera, se tutto an_dava bene, la collera delle onde si sarebbe placata. Il Comandante alla fime si arrese. Lugubri scricchiolii gli ser– peggiavano sotto i piedi, nei decrepiti e sconquassati :fianchi della sua nave, ma essa irrl realtà non correva più nessun pericolo d'af– fondare, tanto che, chi vuole, può ancora oggi vederne lo scafo diroccato sull'estrema punta del promontorio. Non sperando più in un immediato a.iuto dagli uomini, e potendo aspettare senza impazienza quello di Dio, egli si volse a guardare tristemente ma– rinai e pllJSseggeri ammassati sul p001te. Con la luce del giorno i.I loro terrore era alquanto svauito e la maggior parte se ne stavano · ora muti ed attoniti, con i visi pallidi e gli occhi spiritati, a guar– dare quella barca che, senza andare né avanti né indietro, scivo– lava sulle onde livide, mentre in fondo alla baia la città s'animava a poco a .poco della sua vita c001sueta. C'erano fra gli altri alcuni soMati, che portavano ancora addosso il fango delle trincee, i quali, con mille imprecazioni e facce ton-e, andavano gridrundo se, scampati come era!Ilo dalla guerra, dovevano finire annegati in fondo al mare. Ma, gli ufficiali di bordo, riacquistato il loro pre– stigio, ebbero presto ragione dei più turbolenti, e cosi una certa pace incominciò a spirare su quelle onde agitate. La persona rimasta fimo allora immobile a,ccanto al Coman– ,dante, impugnato a sua volta il megafono, ,si piegava ora sulla ringhiera, ,come chi si affacci tranquillo a un davanzale per par– lare con qualcum_o che è nella via. Era un semplice ipasseggero e, per quanto sui libri di bo11do il suo nome :figurasse come quello del maggiore Stefano Iupiter, niente, dal suo cappello di feltro molle, a tese larghe e rialzate, alla vasta superficie color ruggine di un cappotto impermeabile senza maniche con mamtellina, la– .sciava irrldovinare a quale milizia marina o terrestre appartenesse il suo grado. Il maggiore Stefano Iupiter pareva desideroso di intavolare una calma e lunga conversaziooe con quelli della scia– lll(Ppa, ma le sue grida volavalilo via sul vento come uccelli canori, ,senza che a coloro ai quali erano rivolte riuscisse d'afferrarne il SffihSO. !Montagne, città,_ Azzurri, settentrione, mille metri - furono queste le sole ed incoocludenti parole che essi colsero a volo fra lo sbatacchiare dell'aria e dei flutti. Il maggiore Iupiter– non trala,sciava tuttavia di portare il mega.fono dalle labbra al– l'orecchio, sempre in attesa d'una risposta. Finchè, reso sordo del tutto dal turbinare che faceva il vento nel cavo dell'imbuto, lanciò BibliotecaGino manco o
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