Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

Italo Svevo 57 co1I1temporanei. Svevo, nel ripigliare dopo vent'anni il suo filo let– te.rario interrotto, si è trovato con loro sullo stesso piano, senza do– ver nulla ad alcuno di loro. L'evoluzione che dal credo zoliano, dalla psicologia come dimostrazione dibattuta, dialettica, lo portava a cercare con curiosità inquieta i segnali indicatori nella dispersa coscienza di Zeno, si era tutta coIDJPiutain lui. Sarebbe far torto al carattere .scrupoloso di Svevo il supporlo un uomo conscio del proprio grande valore, prima che esso gli fosse rivelato dalle impressioni altrui. Egli era conscio della propria in– telligenza, della propria rettitudine, del grande piacere che gli dava il lavorare ai suoi romanzi; ma lavorò sempre con modestia, quasi con ll!llliltà, senza pensare che ad esser vero e ,silllcero, e senza risol· vere per conto suo il problema del proprio merito. Appunto per questo ebbe schiettezza quasi infantile la felicità di vivere che tutto lo invase nei suoi vecchi anni, quando il mondo gli fece la sorpresa di occupa,rsi di lui. Io noill vidi mai uomo più fe– lice e che facesse più festa alla scoperta della propria felicità. E non vidi mai uomo a cui la fama letteraria paresse una cosa tanto bella. Questo scrittore pessimista nuotava nell'azzurro, e ne con– fessava l'ebbrezza col candore di un fanciullo. Sentir parlare di sè come uomo di pensiero, come artista, dopo esser vissuto per tanti anni in una segreta o poco meno, lo faceva effondere ilil gratitudine verso tutti quelli che :finalmente schiudeYano la bocca, e voleva bene perfino a 'coloro che cli lui dicevano male. Anch'e:a;si gli riscal– davano l'a111ima. Appariva ringiovanito. Aveva stretto amicizie nuove con lette– rati giovani, con giovani artisti; e poichè la sorte lo aveva desi– gnato a piacere a quest'età sopraggiunta, si era infervorato per la letteratura giovane, verso cui lo portava del resto la sua naturale curiosità del nuovo, dei mondi inespressi. Ma tale felice rinascenza non poteva avere la, sua fine armoniosa che nella morte. Benigna– mente, essa venne a lui prima che egli soffrisse la fatica degli anni e prima che nulla fosse distrutto del riconoscimento di una straor– tlina,ria facoltà di gioire che la vita gli aveva riservato come ultima sorpresa. Sarebbe stata questa la y,erità del nuovo libro - il romanzo di Zeno vecchio - che SveYo aveva ideato, e incominciato a ~crivere da poco? No; credo fosse piuttosto un altro senso che dà la vec– chiezza : il corto :fiato del tempo, la disperazione di doYersi affer– rare rapidamente a cose fuggenti. S1Lno BE:-.co.

RkJQdWJsaXNoZXIy