Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
56 S. Benco eRsa si modella su la lucidità del pensiero. E la verità è che questo romaJ1zo di cinquecento !Pagine, negli sviluppi tante volte lento, negli episodi tante volte insaccato, nella dramm,aticità insidiato da tanti paradossi, riesce pure, con la sua negligente ironia, coi suoi maliziosi aforismi, col dubbio che esso insinua in tutte le pieghe della vita, con quel suo modo misterioso di procedere agli assaggi, una delle letture più attraenti che possono tener sospeso l'animo rl'un uomo dei nostri tempi. Esso è pieno di delucidazioni e di disquisizioni, ed è pieno tut– tavi~di mistero. Una grande qualità di Italo Svevo è quella di saper non ciistruggere il mistero dei suoi personaggi, IPUrdeterminandoli con estrema accuratezza al fisico, al morale, al sociale, ed èsploran– doli fino in fondo. I personaggi de La coscienza, cli Zeno sono bor– ghesi triestini, ricchi borghesi del ceto commerciale, gente che egli conosceva molto bene. Nulla di misterioso. Nulla fuor del comune. (Svevo è sempre rimasto uomo di piccolo ambiente, mi dice Ghùio Ventura: la sua vita cosmopolitica non l'ha spostato). Lo stesso Zeno dedica il proprio dilettantismo con ugua,l compiacenza agli affari e alla psicologia amorosa. Le tre ragazze alle quali egli successiva– mente si offre marito sono :figliuole di un commerciante, e nulla hanno di sill1golare, di romantico. Sposano commercianti; li amano da buone mogli; mantengono urbanità anche nella loro gelosia: Rono insomma la perfezione delle donne borghesi. Tutto è tono me– dio, ceto medio : e un utilitarismo medio è quello da cui lo stesso Zemoè guidato nelle poche proprie azioni in che il cosciente e il sub– cosciente s'incontrano. Il romanzo è impoetico; è messo per gran parte in termini di pura praticità. E tuttavia esso è !Pieno del mi– stero delle creature umane. Le donne specialmente. Quelle donne che hanno nelle loro intuizioni arcane chiaroveggenze, direttive inte– riori, anche quando sui fatti esteriori sono ingannate o s'ingallJllano. Quelle donne così belle, perchè così vere.- Come Annetta e France– sca di Una vita) come A ngiolin a e Amalia di Senil-ità. Io non dubito che sia sta.ta La coscienza di Zeno, fra i romanzi di Svevo, a decidere Joyc e a fa rlo leggere in Francia e i suoi primi critici framcesi ad appassionarsi di lui. Qui vi sono veramente al– cuni contatti con l'opera analitica di Proust, che vedo molto vaghi negli altri romanzi. Ma ve ne sono anche più (ha ragione Ferdi– n,ando Pasini) con l'olPera di Pirai11dello. Non per interdipendenza (Svevo aveva il proprio testo in sè stesso); ma perchè ill1gegni nati in uno stesso clima storico, cresciuti con orientamenti scientifici assunti alle stesse origini, esercitati nello stesso studio dell'uomo, anche se di na,tura e di vita sociale molto diversi, debbOlllopur perve– nire a qualche orientamento comune. In questo senso vanno intese , lf' affinità, che potrebbero essere allargate a Gide e ad altri analitici BibliotecaGino Bianco
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