Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
.. Italo Svevo 53 sare e di contenersi, nel suo carattere. E vuol essere lllotato, per la sobrietà del romanziere, che facendo un sì sagace studio dell'uomo interno, egli trascurò del tutto le sue esterne eccentricità. Gli accennati tocchi di colore., le irradiazioni di un'arte sensuale e festevole, staccando in contrasto sul grigio fondamen tale della rappresentazione di Svevo, fanno un'atmosfera che può da.re deli– cati ,piaceri. Certo il grigio abbonda; anzi vuol essere molto grigio, l'attossicante grigio dove ristagna la vita mediocre. Emilio Bren– tani, il protagonista, un impi,egato a orario fisso come l'eroe di Una \ vita) è anch'egli una di quelle tristi anime che portano in loro l'in– capacità di vivere con abbandono e di amare con gioia. Ma in Alfonso Nitti v'era qualche cosa di più nobile, una mai abbassata volontà di regg,ere 1 nonostante tutto, il proprio destino; nel Bren– tani l'uomo, stizzosamente nevrastenico e pieno di astioso rancore, oscilla, si sfascia, si degrada, assume la diagnosi di senilità che ha, fatto di sè stesso come una legittimazione a invilire. È un iper– sona,ggio formato di verità acute, e pure artificiale, quasi teoretico; non riesce a toccarci. Invece tutte le_altre figure del romanz,o sono pet'suasive e vitali; e massimamente Amalia, la sorella del protagonista, la casalinga matura zitella, che cova in silenzi e in sogni il suo amore per il Balli, mentre il fratello sta perdendo la testa, il sonno e la sa,lute per il rovello d'essere impazzato d'una ragazza che tutti i suoi a.miei hanno forse avuta senza farne una malattia, La casa che alberga la vita oscura dei due fratelli, tutta piena delle due passioni che li soverchiano, l'una vorace e agitata, l'altra bruciacchiante taciturna; l'una in miserabile anima, l'altra in mi– serabile corpo, eccita nello Svevo una sottile e ipenetrante facoltà d\ rivelazione delle anime anche mediante le cose. Il bicchiere del Balli quel bicchiere che Amalia preparava ogni sera per lo scultore, quando egli veniva a, pranzo con loro, e che ella continuà a pre– parare, ora che egli non viene più, e poi ripone intatto nella cre– denz,a con un silenzioso sgomento. è come transustanziato da tanta vita interiore che s'è addensata sul suo cerchio di vetro. E l'attacco di polmonite, di cui Amalia morrà, si inizia con un quadro di i-tu– penda potenza realistica : peccato che il romanziere abbia poi guastato il quadro, a mio avviso, e anche un poco il personaggio, grayandolo di eccessi pa,tologici che sono una Yera e propria defor– mazione. La povera Amalia è fatta morire da alcooliRta ! Qui il pes– simismo zoliano ha tradito la misura dell'arte. Senilità fu uno di quei disgraziati libri che, stampati, non rie– scono a perdere la loro verginità. Nella stessa Trieste, poichè il romanzo era comparso daipprima nell'Indipendente) non tutti gli BibliotecaGino Bianco
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