Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

52 S. Benco glie la ricca fanciulla, ma perchè tutti cr,edono ch'egli abbia voluto questo, ne sarà siffattamente sopraffatto e ,smarrito da da.re coi propri atti maggior ragione di crederlo e da ridursi al su icidio p er uscire dalla situazione che gli si è stretta addosso. Chiara, orditura; nerbo dove occorre; gli ultimi capitoli penetrati di un'irrequietezza tanto triste, e gettati con sì magistrale concisione nella catastrofe, da doversi mettere tra le cose più intense fatte da Svevo. Evidentemente era nella sua intenzione il cogliere anche qualche aspetto della borghesia mercantile triestina, quale gli si presen– tava al temJPOdell'Austria, e il dare un quadro preciso, realistico dell'attività incolore d'un ufficio bancario. Ma questi propositi sono arretrati sopra un piano secondario e quasi assorbiti dalla naturale prevalenza che assume lo scrutatore d'anime umane. Egli fece in seguito molte figure complesf;le, ma nessuna così completa come quella di Alfonso Nitti : il primo dei suoi «inetti)) : l'inetto che << riesce a prendere, e non sa tenere)). Emilio Brentani, l'inetto del romanzo ScniUtà, dà talvolta l'impres~ione di rotto e ricucito; ,ben– chè questo ,sia il romanzo meglio proporzionato di Svevo, il più _ ricco di colore e vorremmo dire il rpiù arti,stico. Una vita esce nel 1893; Senilità nel 1896. In quegli anni, come poi fino alla morte cli lui, Italo Svevo fu il più stretto amico del pittore Umberto Veruda. Si vedevano sempre insieme, sui passeggL commentando le donne, o nei ritrovi della buona ,società, che en– trambi amavano molto : Svevo sempre correttamente borghese, con un'aria ,d'impiegato ammodo, gli occhi luccicanti cordiali a fiore della sua grossa testa giallognola cli filosofo buddico : Veruda gi - gantesco e spettacoloso, vestito con pazze stravaganze che egli por– tava impassibilmente fra il riso delle donne, le quali poi finivano con l'innamorarsene. Veruda era un uomo molto intelligente, e già a vent'anni il più forte !Pittore che avesse Trieste. L'intrinsichezza con questo maestro ed alfiere dell'impressionismo diede a Svevo quella coscienza, dei v:;tlori cromatici e luminosi, quell'attitudine a vedere le cose anche pittoricamente, che .sono una delle finezze del romanzo Senilità. Prima non c'erano in lui, e ,più tardi saranno meno evidenti. In Senilità s'incontrano impressioni cli paesaggio triestino e di vita cittadina ben respirate, ben comprese, ·bene illu– minate, senza ricorrere a facili immagini ; molte cose sono definite e pesate con la rapida sicurezza di un occhio d'artista; uno dei per– sonaggi, la cucitrice Angiolina, è presentata essenzialmente con note di colore, in una fresca maniera impressionistica, che ne vela di abbarbagliamenti la inerte insensibilità di sgualdrina. Infine, tra i !Personaggi del romanzo, uno dei più belli, forse il più bello, lo scultore Balli, è lo stesso Verucla: un ritratto mirabilmente vivo de1l'uomo nel suo piglio, nella sua struttura, nel suo modo di pen- BibliotecaGino Bianco

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