Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

50 S. Benco v1z10 italiano il guardar,si sempre la lilllgua; poi però imprecava; contro quello che egli chiamava il dialettaccio triestino, e più avrebbe dovuto imprecare contro i residui della sua educazione teutonica. E tuttavia quel linguaggio che egli si costruiva, così aggregato, accozzato, raccogliticcio, sconcertante nella crudezza de– gli impasti, riusciva ad avere un'espressione personale, di neces– sità, di tensione molteplice, di sforzo in ogni ,senso per far suo tutto quello che gli si offrisse al continuo bisogno. Egli era uno di quei pittori che, in mancanza di pennelli, di[>ingono con quello che hanno a m8Jllo : q11acon una piuma, e là con una scheggia di legnor con una punta di vetro. O avere molto ingegno, o questo modo di iscrivere non sarebbe· stato accettato mai più. Svevo giovane aveva molto ingegno; non ne– diede però subito la misura. Le novellette, i monologhi, gli apolo– ghi che egli pubblicava, mettevano la sua candidatura a spirito, bizzarro meglio che tradke la profonda serietà della sua osserva– zione; gli articoli critici che egli dava, non frequenti, all' Indi– pendente, non rivelavano un critico letterario: e tale Svevo non fu mai. Ne leggo uno, quasi ditirambico, per l' Immortel di Dau– det (1888), autore da lui molto amato; un altro, dello stesso a111no,. prendeva le difese del giovane teatro italiano contro la soverchia musoneria dei critici, e vi era menzionato anche Ibsen, autore non ancora conosciuto tra noi, e che egli stesso, iper l'indifferenza di quel ,suo accenno, doveva poco conoscere. Critico avventizio e be– nigno: il nutrimento del suo spirito gli doveva venire molto più dalla passione di osservare la vita, di soffrirla, di pensarla, di ri– viverla, che dal misurarsi coi libri altrui. La vita non gli aveva risparmiato esperienze. La giovinezza, dura; un dissesto finan– :dario domestico; gravi sacrifici; la necessità di .sgobbare giorno e notte : questo per la materialità. Un temperamento accensibile, una curiosità dell'avventura destina-ta a illltra-ppolarsi nella passione– e nelle .sue ,smanie, uno smagamento filosofico disteso come pallia– tivo -su delusioni amorose ancora cocenti : questo iper la parte affet– tiva. E i sogni, tra questo urtarsi di spigoli : i sogni che ha un giovane, di farsi il mondo bello, di conquistarselo. E la paura di non riuscire (benchè egli riUJSCisse).Si troverà poi tutto questo nei suoi romanzi. Il suo istinto lo portava ad amare tanto più un libro quanto più– esso gli desse la sensazione che si trattava di « storie vere>>. Una sera lo trovai a teatro, e si ra1ppresentava la Carmen. Prima che incominciasse il terzo atto, egli esclamò: - Adesso mi farà sof– frire. - E mi raccontò allora una sua ipassione giov8Jllile, le notti d'inverno passate nel gelo e nella bora a vigilare con gelosia l'uscio– d'nlila casuccia dov'era problematico se ci fosse o non ci fosse l'in- Biblioteca Gino Bianco

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