Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

Su questa letteratura meglio adatta a' nostri doni e che perc10 vi riusciamo inferiori. La nostra ostinazione n001 può condurre che a storcere quel che v'è di rpiù forte nel nostro genio nazionale e a creare, nel miglior dei casi, opere che risentono di quelle straniere. Ci s001tante possibilità di compensi e di consolazioni ! Prima di ti,tto possiamo sempre dire, e con ottim~ ragioni, che i g,eneri in cui riusciamo meno non sono così alti come il fa'1'or popolare li fa apparire. Eppoi cl rimane la via maestra di raccostarci, senza te– menza, a qualcuna di quelle veue propriamente nostre, che ah– hiaimo incautamente trascurate negli ultimi tempi, ma non sono, io credo, nè chiuse nè asciutte. Quel che più nuoce agli scrittori italiani è l'influenza, domi– nante, dei francesi. La letteratura francese è una doviziosa e sa - pi-ente letteratura che piace molto anche a me. Ma se ponete mente alle opere più espressive di qua e di là dall' Alpi, vi accorgerete che il genio della frruncese è quel che vi può essere di più opposto al genio dell'italiana. D,ue secoli .d'a,lunnato nostro non s001 riu– sciti a cambiar molto i nostri lineamenti originari. Fra l'ooa e Taltra letteratura c'è lo stesso contrasto che si può vedere fra l'ésprit e la gravità, tra il novellare piacevolmente e profonda– mente intorno a casi finti e il narrare eloquentemente e sa{!gia– mente casi veri, tra l'runalisi psicologica e morale, quasi sempre un po' scettica, e la ipassi0ll1eproromipente. Nè Montaigne nè Vol– taire si possono pensare italiaa1i ma riuscireste voi ad immaginar frruncese Dante ? Ciascuna delle dur nazioni ha i suoi punti fort,i e guai a voler ,gareggiare coll'altra in quelli che per noi son de– boli. Un italiano auteintico, ad P.sempio, non arriverà mai al– l'esprit francese, a quell'arguta leggerezza, talvolta profonda, eh.~ rende così piacevole tanta parte di quella letteratura nè riusciremo a far romanzi· che superino quelli di Balzac e di Flaubert. Ma ci dovremo, per questo, disperare ? A me, per esempio, sembra che la nutrita e spesso sublime compattezza delle opere italiane e la loro · eloquente austerità siano beni da tenersi in maggior cooto e più ammirabili. Bisogna pur decidersi, una buona volta, a confessare senza al– cuna vergogna che la nostra è rnna letteratura, per gli avvezzi alla cucina francese, noiosa; una letteratura terribilmente seria o almeno assai più educante che amusante. Ma noiosa davvero è -solo per quelli che non voglioo durar fatica di polmoni e di testa -e che non sentono, fra gli altri orgogli, anche quello d'essere ita- liani schietti e all'antica. Bulciano, ottobr.e 1928. GIOVA.'1,'NI PAPINI. ibliotecaGino Stanco

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