Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
42 G. Papini buco del Goldoni, si fa presto a fare i conti, che son poco allegri. Per farla corta nessUITT.o p trà negare che in Italia non è mai nato nè uno Shakespeare, nè un Calderon, nè un Molière, nè uno Schiller, nè un Ibsen. I due scrittori italiani di teatro più popolari in Eu– ropa - Carlo Gozzi e Pirandello - non valgono, se ben guardate, per la verità umana e per la ere.azione di personaggi vivi e a sè stanti ma soltanto per le «trovate)):- uno è tutto fantasia :fia– besca e pittoresca, l'altro tutto fantasia dialettica e paradossista. Venendo al romanzo potrebbe darsi che a qualcuno venissero in mente i poemi cavallereschi e i novellieri. Ma tra i primi e i ro– manzi c'è ben altro contrasto che non ci sia tra il verso e la prosa. I poemi cavallereschi s001fabulazioni tra il serio e il faceto d'eroi tradizionali, imposti alla fantasia del poeta e quasi mai approfon– diti : pretesti per le cavalcate dell'immaginazione e le finezze del- 1' arte, non figure di vita autentica. Si trova, in quei poemi, sa– piente artificio e gioviale ironia, come nel Fitrioso) lepidezza popo– lareggialllte e bravura come nel PuJci e nel Berni; idillio, storia cd eloquenza come nena Ger1tsalemme ma nulla che corri~ponda al– l'arte narrativa, i1ntima e analitica, dei moderni. E neppur le novelle - rapidi racconti di beffe o di casi pietosi - <!i posson ricondurre alla grande arte del romanzo : le crP.azioni più feli.ci del Boccaccio son satire e caricature e il resto fatti comici o tra- gici, visti dal di fuori. . Di romanzo vero e proprio non abbiamo nulla in Italia fino al– l'Ottocento e sotto l'influenza delle altre letterature. L'Ortis non .sarebbe nato senza il W erther; i Promessi SpfJsi se~za la voga ò.i WaltPr Scott; i romanzi di Verga senza i naturalisti francesi; quelli di D'Annunzio senza la Weltliteratitr. E se prendiamo ad esaminare il più bello e famoso dei nostri romanzi, quP-llo del ~lanzoni, si ritroveranno senza fatica molti degli elementi che abbiamo disopra mostrati come propri degli italiani : l'eloquenza nei discorsi del car.dinale; la satira nei ritratti di D001Abhondio. dell'Azzeccagarbugli, di Don Ferrante e d'altri; la storia nelle lun ghissime digressioni sui bravi, sulla carestia, sulla guerra e sulla peste. E quando il. Mam.zoni volle dare un seguito al suo romanzo cosa scrisse? La Colonna Infame, una monografia storica! Abbiamo, oltre i Promessi Sposi, qua,lche altro romanzo ma bisogna sempre ricorrere al solito Piccolo Mondo Antico deÌ Fo– gazzaro e a' soliti Malavoglia del Verga. Per un secolo di roman– zerìa imperterrita tre mi sembran pochi - e sì che volendo allun– g~re con indulgenza la lista 111011 s'arriverebbe neppure a raddop– piarla. Se pensate, per contro, alla fertilità e potenza del romanzo nelle ~re nazioni ~uropee che vi signoreggiano - l'llllghilterra, la Fra,ncia e la Russia - è giocoforza confessare che non è la forma Biblioteca Gino Bianco •
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