Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

40 G. Papini Se guardiamo, difatti, alla nostra letteratura ci avvedremo che le opere che hanno avuto maggior i[1fl.11ssoo fortuna, rientrano in quei cinque generi che s'è visto sopra. Abbiamo infiniti verseg– giatori ma ::i,nchegrandissimi lirici, tali da stare a frolllte a qua– lunqué straniero: basterebbero Da,nte, Petrarca e Leopardi, <;e anche non si vuol ricorda.re la lirica religiosa d'Ja,coipone da Todi– e del Manzoni, quella musicale del Poliziano, quella dolorosa del Buonarroti, quella filosofica del Campanella,, quella civile del Parini, ,del Foscolo e del Carducci; tutte variamente belle e po– tenti. Dell'eloquenza usa oggi dir peste, soprattutto da certi omac– cini frigidi che non sanno nè riscaldarsi 'nè riscaldare. Si può con– dannare l'oratoria cataplasmica o quella tutta rimbombaggi[]i - che usano più volentieri e spesso, si badi, i no[l letterati - mfl non si deve dimenticare, e specie noi italiani, che alcune fra le parti più belle delle opere de' nostri maggiori non son altro. a di– spetto di tutti i pedalllti marmati, eh.e armoniosa e profonda elo– quenza. Alcune delle tirate più famose della Divina Commedia, certi pezzi celebri dei Promessi Sposi (i discorsi del Borromeo al– l'Innomina.to e a Don Abbondio, quello di Fra Felice), quasi tutti i Sepolcri, quasi tutto il Giordani, molte strofe del Leopardi, gran pì\rte delle poesie del Monti e delle prose del Carducci e una buona porzione di D' Aillilunzio. Nè voglio ricorrere· alle lettere di Santa Caterina da Siena o alle prediche del Savonarola ma rammento che perfino un pacato osservatore come Machiavelli alla fine del Prin– cipe non ne può più e scoppia in quella eloquentissima apostrofe che tutti sappiamo a memoria. Nolll è :;.tato abbastanza notato il fatto che molte fra IP opere italiane più famose, qui e fuori, non sono opere di fantasia e nep– pur di filosofia vera e propria, ma di pensiero e d'insegnamento, benchè appartengano di pieno diritto alla letteratura. Si comincia col Convivio di Dante è col Secretum del Petrarca e via via si tro– vano i libri Della Famiglia di L. B. Alberti, gli app.unti di Leo– nardo, il Principe del Machiavelli, il Cortegiano del Castiglione, il Galateo di Giovanni della Casa, i Dialoghi del Tasso e del Galileo, gli Eroici Furori del Bru[lo, la Ragion di Stato del Botero, la Scienza Nuova del Vico, le Operette morali del Leopardi, la Morale Cattolica del Manzoni, il Primato del Gioberti - e non ci son tutte. Non si dirà ch'io citi nomi di terz'ordine: anzi qualcun~ di quei;;Li libri è tra quelli che hanno fatto più viaggio a,nche fuori d'Italia, È inutile parlar della storia dove siamo stati maestri a tutti e dove abbiamo saputo raccogliere, con pari polso, la grande eredità latina. Dal Compagni al Colletta, e anche dopo, abbiamo dato opere di storia che ogni popolo ci può invidiare. E molta è, in queste BibliotecaGino Biarico

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