Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

Su qiiesta lettera-t1ira 39 talità tedesca e di cultura francese. Difatti ci son n~ioni che son grandi nella drammatica e non hamno mai avuto epopea; altre, for– tunate nelle scienze, non hanno nè musica nè architettura; oppure posseggolllo una :filosofia ricca e non riescono nel romanzo o nella pittura. " Questo particolare spirito d'una razza si rivela, più che altrove, nell'arte e specialmente in quell'arte più esplicita ed autobiografica eh'è la letteratura. Venendo all'ItaHa mi par di vedere che possiamo fare grallldi cose :finchè facciamo le opere per le quali nascemmo e che oggi, invece, ci sforziamo di far quelle che meno si confanno alla tem– pra del lllostro ingegno. Nelle prime siamo quasi illlimitabili (s'in– tende quando soo fatte da sommi) mentre in quell'altre non siamo che imitatori e non sempre felici. La letteratura italiana - senza contar la romana che in molti µunti le rassomiglia - ha sette secoli buoni di storia e qualche con– trassegno ormai se ne può ricavare. Se poi si guarda ai tratti più riconoscibili del nostro carattere e si scopre che le due esperienze combaciano potremo arrisicarci a dire d'esser giunti nelle vicinanze della verità. Uno dei tratti più profondi dell'indole lllostra, notabile specie nei più rap![)resentativi, è un sentimento fortissimo dell'individua– lità. Da Dante in ppi a tu tti piace far parte per sè stessi. L'Italia è il paese dei solitari e dei dittato.ri e non degli uomini fatti a serie. Questo carattere, che porta colll sè molti bellissimi effetti, crea però nna grande difficoltà- a comprender bene gli altri, a uscir dalla pro– pria persona, a mettersi nei panni e nei piedi altrui. « C'è troppo ego nel nostro cosmo>>. Siamo talmente occupati dal nostro io che raramente sappiamo creare, quando siamo scrittori, esseri del tutto distinti da noi, che vivano una 1oro vita, con viso proprio e propria anima. Non siamo, in una parola, psicologi - e vedremo che le apparenti eccezioni non sootano. In Italìa, per intendersi, uno Shakespeare non è concepibile e neppure un Balzac. Un personalista com'è, di solito, l'italiano d'ingegmo può fare molte cose : esprimere i propri sentimenti, sogni e desideri (Li– rica); tentare di persuader gli altri a vantaggio suo e delle proprie idee (Eloqiienza) ; esporre artisticamente i suoi pensieri sull'uomo, sulla ,società o altri temi generaJi (Opere ragionative); raccontare i grandi /atti del passato guardando più alle cause politiche e agli accadimenti esterni che all'interno dei protagonisti (Storia); o, infine assaltare gli altri per sbeffarli, correggerli, o difendersi (Sa– tira e' Polemica). Ma non potrà, o male, generare creature di fan– tasia, che parlino e agiscano come persone vive - non riuscirà, in– somma, nel romanzo e nel teatro. Biblioteca Gino Bianco

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