Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
Su questa letterat1ira 35 l'll![)ostolato politico in veste di poesia o di romanzo · ai te~pi del Oard~cci l'erudizione pura delle «monografie>> e dei ;<contributi>> ; d?po e venuta la « terza pagina>> dei giornali e via via le altre pa– ~me. Ma UJllarequisizione co:,ne quella che infierisce da vent'anil1i m qua non s'era vista da quahdo fu proclamato il Reo1nod'Italia. Molti di quelli che no n sono sta ti rapiti dal o-uant~ne dal sel- 1 . o ' mo, dal volante o daJla carlim.ga son divenuti tanti Spim.osini o Kantini uniti in fratellèvole a ccordo con altrettanti Sambevini o Desanctisini. Ohi non ·specula im.torno all'Essere vive tranquillo~ come le pulci, tra il pelo dei leoni pazienti o dei gatti castrati. « Io non son nulla fuor che un critico>>, dice Jago a Desde– mona 1 ). Potrebbe esser il motto d'U1I1ametà de' nostri confratelli ma nessuno mi darà ad iJ11tendere che Shàikespeare abbia messo a caso quella parola in bocca alla [)iù ribalda delie sue creature, Non staremo a istruire un'altra volta il processo alla critica 2 ) che, per i creatori, è passato in giudicato da secoli nè vogliamo far fare fl tutti i critici la fine di Zoilo che, a quanto pare, fu bruciato· vivo a Smirne. sr voleva soltam.to dire che oggi, a differenza d'altre epo– che, ci son almeino due critici per ogni scrittore : due carabinieri per ogni abitante. Un po' tro,ppi, direi. E la sacra falange cre– scerà di numero perchè ora, nei licei, fanno fare ai ra-gazzi, nel posto dei com[)oniimenti condannati, analisi e saggi di critica let; teraria ! Una letteratura dove i più, invece di comporre come spira il cuore e ,aetta la mente, non faJnno che misurare, rimondare, cin– cischiare e scortica,re le opere o.fferte dai pochi sciagurati che <;U– dano, m_aleo bene, per costruire, non può esser dicerto U/Ilaflorida letteratura. Si aggiunga che in Italia sono spariti i segni superstiti di quella che poteva essere la socialità, civiltà o cordialità let– teraria d'un tempo. Ognuno bada a sè o bada agli_altri soltanto [)er soffrire ,di chi fa un passo di più e mettergli sotto i piedi uil1a buccia per veder se casca. La letteratura italiana è rimasta all'ato– mismo feudale e aJle guerre ir1tra muros: castello cootro castello e bertesca contro bertesca. Se non sei ancora nulla ti danno una pe– data perchè n(')[lti venga l'ardire d'alzarti; se t'è riuscito di salire ti danno una pedata per farti scendere - ma sempre son pedate. Eppur l'ingegno ha bisogno, come l'amore, di corrispondenza, di simpatia d' UJll clima un po' caldo ·intorno : es.ser sempre sul piede di gu~rra rinferra certe nature· ma le p~ù ~a intris~i:e. E i critici, il più delle volte, non riescono che a smmmre e avvilire: se 1) Otello, atto II, scena 1a. 2) Si ,eda nel mio libro 1/.'aschil-ità (Firenze, Yallecchi, 1927, 4a edizione), il capitolo intitolato Trovpa Critica, scritto nel 1912. BibliotecaGino Bianco
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