Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
34 G. Papini le tragedie di Shake.speare; e a tutti i teatri preferiscono gli spetta– coli di corse, di gare, di lotte : un circo equestre o un « circuito automobilistico Jl sono immensa.mente più graditi di qualunque let– tura. E si pensi alla sempre maggiore fortuna dei giornali e dei libri composti in gram parte d'-illustrazioni e a quella dei cinema– tografi dove si comincia a sopprimere anche le parole delle dida– scalie. Gli occhi voglion distrarsi senza il soccorso del cervello~ tutt'a,1 JPiù si ammetton le immagini, fisse o mobili, che ridestano i sentimenti della came o le più rudimentarie passioni. Anche la stampa è un insieme di segni che si rivolge alla, vista ma l'interpretazione di questi simboli neri e minuti vuole un coil1tinuo vegliare di tutte le potenze dell'anima, e soprattutto di qu-ella che oggi si spregia o si scansa di più: l'intelligenza. Un libro, quand'è buono, pochi soil1capaci di leggerlo come va letto, di assaporarlo colla fantasia, di spremerlo e di nutrirsene, ma le figu– rine dei re negri, delle regÌil1edella calza o della giarrettiera, degli imJPeratori della benzina o del caucciù, delle bag,nanti nude sulle· spiagge, delle ballerÌil1e nude sul palcoscenico, delle dive nude sui, canapè, le vedute dei disastri ferroviari, aviatori e automobilistici e, meglio ancora, le pellicole « palpitanti d'iil1teresse ll («superbe affermazioni dell'arte muta Jl) so1io senza COil1fronti più agevolmente– apJPrensibili e godibili e non da pochi soltrunto ma dal ferraciuchi illetterato come dal pidocchio riunto. Diceva Emerson: « Qual'è il più duro mestiere del mondo? Pen– sare. ll Ma i mestieri duri piaccioo sempre meno, anche ai fig·liuoli dei bifolchi: figuriamoci ai signori! Il nostro è il tempo del senza: telegrafo ,senza fili, aeroJPlano senza pilota, polvere senza fumo e– donne senza sottane - arriveremo, e presto, anche all'uomo senza pensiero. Viviamo ormai in un'età attivista, tutta data al visibile e al pe– sabile, che prepara, se Dio noil1provvede, l'impero universale cl.ella Pa-nbeozia. Ohe bisogno, difatti, hanno i calibani di libri e di let– terature? III. Ma non c'è, in Italia, solta01to la diserzione dei lettori bensì an– che quella di chi potrebbe essere scrittore. Intendiamoci: disgraziati che in capo all'anno consumano pac– chi di carta e bocce d'inchiostro ce n'è a battaglioni anche ora e forse più. Ma la maggior parte, invece che alla letteratura vera e propria, cioè creativa, si concedono alla critica ed alla filosofia. Da nn secolo a questa parte c'è stata sempre, in questo paese, qualche canal deviante delle forze giovanili : a' tempi del Risorgimento, BibliotecaGino Bianco
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