Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

32 . G. Papini rine. A' tempi che molti di noi conobbero il sommo divertimento era la passeggiata,fuor di porta, la scampagnata, um.po ' di gioco irnno– cente e d'opera in musica e, spesso, anche un bel libro. Ora la formula rnedievale in agello cum libello fa ridere. I più son sempre fuor di casa: al concerto, al teatro, al cinema, allo stadio, all'espo– sizione, nelle sale da ballo. E in quel poco tempo che passano in casa è grassa se c'entra di dare um.'occhiata ai giornali colle figure e di porger l'orecchio ai borbottamenti della ra,dio. Infine c'è lo sport, che in Inghilterra, dove regna da gran tempo, comincia a esser considerato um. pericolo ma che in Italia, dove rigoglia da poco, ha tutti gl'incantesimi della novità. Gli eroi dei nostri giorni non son più i grandi artisti e neppure i grandi cornquistatori (di regni o di femmine) ma i pugilisti, gli « assi del volante», i «,re del pedale», i « maghi della racchetta>> e non hanno altri rivali, nel favor dei milioni, che le « divinità dello schermo>> e gli abbruciacchiatori di donne. Se tornassero, oggi, Michelangiolo vecchio o Leopardi giovane, tutt'e due aggobbiti rnell'arte, ci sa– rebbe da sentire qualche moccion ciclista trattarli d'aborti di na– tura e peggio. Il muscolo, a' nostri tempi, ha ripreso la stessa importanza che aveva presso gli uomini spelei e che ha riacquistato in tutte le de– cadenze. Tempo fa c'era il « cazzotto proibito>>; ora c'è il cazzotto pagato a peso di platino. Gli spiaccicanasi e gli spaccamascelle sono gl'idoli della nostra gioventù com'erano, un secolo fa, i mangiacori . romantici. Ercole ha seppellito Orfeo. E quei giovanetti che ·a tempo mio asipettavan con ansia la Gazzetta Letteraria o il M(llrzocco oggi li vedi girar per le strade col naso dentro le pagine :vosa della Gazzetta dello Sport. Tutti i poveri hanno l'istinto di scimmieggiare i ricchi e i potenti e siccome oggi i popoli più potenti e più ricchi sono, o paiono, gli anglosassoni dei due mondi anche i famosi italiani vogliono essere polisportivi e frenetici come costoro. Norn ricordano che la l[)iù certa grandezza dell'Italia è consistita sempre nella premirnenza nelle cose dello spirito e che rinunziarvi significa tradire la vera anima della 1patria. Può darsi che tutta questa frernesia di moto e di sforzo, di mu– scoli e di macchine, di gare e d'acrobazie giovi a render più validi i corpi, benchè i medici saggi ritengano che una bella girata a piedi all'aria l[)Urae un po' di ginnastica regolata confacciano alla sanità e al vigore più delle braverìe corntronaturali dell'automobilismo e dell'atletismo - spesso micidiali. Tutte quelle prodezze che si esi– biscono in -'mezzoal polverìo delle strade, al puzzo della benzina o in luoghi chiusi, tra migliaia di fiati e di sudori, mi paiono meno saJutari della placida convivenza colla natura, madre e conserva- BibliotecaGino Bianco

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