Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
di Renato Serra 7 Le resterò soltanto grato, anche dell'esser partita, anche del farmi soffrire. :È cosi naturale, e io lo srupevoda prima ; non si vive, senza ,soffrire. Il mio torto era di aver paura, e di star lontano da Lei, per l'istintiva rupprensione di qualche cosa di doloroso. Sciocco! Orà so che no111 si deve avere paura. Tormento è la vita, tormento è la musica; tormento più dolce che la gioia. (**, dobbiamo incon– trarci una mattina, a passeggio ? io ho un gran timo'l'e che glie ne vengano fastidi. ... ). Ci pensi bene ; ci pensi Lei ; perchè io ho solo un gran desiderio di riprendere la conversazione di quella mattina. Si ricorda, al Monte ? 1110111 glie l'ho mandata perchè non è finita . di scrivere. E poi mi fa un effetto un po' nuovo ora: c'era un'illu– sione e un peccato in me, quella mattina; peccato d'egoismo; di cui ,sconto ora la pena. In ogni m,odo ,se si va, bisogna continuar quella passeggiata : al Monte; ma dall'altra parte; io verrei su dal viottolo di contro al bosco dei Filippini; e a,spetterei la ** (!Passini sulla terra indu– rita, screpolata, tra le siepi nude e brulle). Ma ci pensi. Se mai, c'è Firenze. Non scrivo altro; penso che 11101I1 sa,prò come fare perchè queste poche parole Le giungano. Ma poi, se si trova la strada, Le scriverò ancora, 1Più tranquillamente, meglio. In fondo, perchè non si dovrebbe potersi scrivere fra a,mici ? Sensi, scusi. E .... Renato. (A. lapis). - Ricevo la lettera sua COI! la seco111da posta, alle 11. E ora come fare? metterò la lettera ÌIIl un giornale, ,SiJ)erandod'in– contrarla (una piccola cosa a cui non oso pensare. A occhi chiusi. , Senza di[, nulla dopo, co111 la voce. Vero?) - E quante cose a cui dovrei rispondere, nella Sua: Ma non si posso1110 moltiplicare que– sti 1Pezzi di carta sporca ; non devono pesare sopra la **, che è cosi monda; senza fronde; come il giU111co. Se sarà contenta, scri– verò U111'altravolta, spOircherò altri fogli di questi segni, note disperse di una musica che non so esprimere : ma Lei sa che la sento nel c'uore chiuso e gonfio : Quaisi una faJntasia .... - Àp1·ile. E se, alla dolcezza, mi accade di sospirare e di il'abbrividire, 1110n dispiaccia neanche a Lei. Non creda di dover tornare indietro. Perchè Lei sarà sempre con me allo stesso punto; vicina insieme e lontana. Vici,na forse come a 111essU111 altro, perchè non so chi altri potrà esser così naturalmente e profondamente pieno; imbevuto di Lei, cOID.e l'acqua della luce; l'acqua che ha tutto il cielo dentro; che non ha altro colore nè forma 111è specie visibile che non sia la Biblioteca Gino Bianco
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