Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
6 Lettere d'amore nessooo mi sente; se non forse quella che arriva non udita, cosi leggera che io non diistinguo più bené la ** a cui ,penso dalla H a cui parlo: è la .,.,,.che sento nell'ombra della camera accanto - sempre c'è nella calillera accanto; io non guardo troppo nel buio iperchè non sta bene; se insistessi troppo potrei farla scap– pare; devo c001tentarmi della compagnia,, senza dire a lei che lo so, senza dire che ci conto, che l'aspetto, che la .... : no - o è la ** che emerge improvvisa dall'ombra; un lampo rosso nel buio; la vedo dalla mia ,scrivania inchinarsi un pochino per far passare il crupipello, la fiamma dritta sottile, sotto la mia porticina stretta; - un pochino s'è mchina.ta tanto che basti a n8Jscondere il viso, a farmi pensare, mentre lo cerco sotto il ca,ppello abb8Jssato, che sto per vederlo; ed è già dritta davanti a me, col visino scoperto, ro– vesciato un po' in dietro, pendente verso l'ombra da cui è sboc– ciata, fiorita su come un uccellino che snoda arm001iosamente il collo puro e resta colla testina fiera levata alta a guardare: un attimo : prima di volar via - ma io non penso neanche che la, 0 voli via; e la guardo, ancora SOS/Pesa,come una m111sica sopra il sileinzio, oo pochino tremante, nel primo respiro lungo che la fa, restare appoggiata alla porta, deliziosamente stanca, tutta bianca ·e fresca e ombrosa; infinit8Jmente fresca come il fior di ciliegio umido, sbattuto ,dalla pioggia che ha cess81to, nella luce chiara sotto il cielo ancora coperto; e aspetto che si sieda, e che parli, come la cosa più naturale del mondo; apipena un palpito più di piacere che di ,meraviglia, quarrido ho sentito il ,soffio della sua presenza, quella rottura indefinibile del silenzio qllThlldo si sente il sogno finire e l'anima ,si riattlWCa alle cose che sono nel tempo; e ho alzato gli occhi dalle mie carte a,spettando che si rivelasse. Ricorda, *"? ,, Oh, ma non creda mica, che quelle cose di cui io parlo COIIl Lei solo quando Lei è nella camera accanto zitta zitta, sian di quelle che non si possono dire ; che vogliano quel che Lei non vuole, che s'accostino più che Lei non s'accosti, che prendano dal silenzio o dall'ombra o ardimento o illusione. Io noo voglio nulla, **. E, anche di nulla, sempre La iringrazio. Se qualche volta nelle mie parole ipassano sospiri e arrisie di cose più lontane o più profonde, non se ne adombri e non si ritragga, che non c'è bisogno; il vento vagabondo e solitario può investire passarrido, ma non vuole nè afferrare nè dominare ; ci si può abbandonare senza pama ; non ne resta nulla. Glie lo dico, per avere il permesso di parlare, come sempre ho fatto, con questa mia abbam.dooata sincerità, in cui non c'è niente che possa offenderLa, che invada ciò che non è mio: aiscoltandomi, Lei non mi concede niente, è sempre libera di dirmi che taccia, se l'annoio, o di andavsene, quando sarà stanca. E io Biblioteca Gino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy