Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

di Renato Serra 5 fondamento della nostra amicizia : che Lei deve essere come vuole, senza cercarne sclil'se presso di me. Io voglio betne alla H· ; lllon alla bontà che la ** ha avuto per me. Potrebbe anche non averla; potrebbe farmi- so,ffrire; e le vorrei bene ugualmoote. Per tan te cose liete e deliziose che la sua vicinanza mi dona, io non po,s.so dar Le aJ.tro che questo; e vorr,ei che Lei lo sentisse, senza doverlo dire. Questo nOIIla impegna a nulla! Lei. sa che io, anche oggi, amico della *'*, son.o un po' quello di una volta, che [1On guardava la ** perchè pensava che non fosse nel suo mo[ldo; oggi la guardo e l'accompa,gno come una creatura di cui nulla mi appartiene, di cui nulla mi resterà; la sento pa,ssare a,ttraverso di me, e son contooto. Non chiedo altro. Ho una gran paura che questo :finisca; ma quando Lei sarà stanca, non Le domanderò di ferma,r,si neanche U1I1 minuto di più. Penso a Lei e non a me. Sarei f,elice se la mia amicizia Le fa– cesse del bene. Vorrei essere davanti a Lei come UIIlO .specchio ·in' cui Lei si potesse trovare e guardare .seinz.atimore, per esser più - sicura di 1sè[legli incontri di domani, quando arriverà anche per Lei l'ora di esser felice. Son così pieno di Lei! così profondili1llente pieno ! mf pare che Lei debba : fidars,i di me come di qualche cosa di suo. La sento entrare im.me qualche volta e rinfrescarsi come il fiore neil'acqua che è fatta I Per accoglierlo. E per conservarne l'odore. Non altro. Io 111On oso dirLe quello che c'è in me di vago e di1felice. Vivo a uno a uno i mim.uti di una giornata senza domani: cosi soli cosi profondi che non vi discerno la -gioia dal dolore : inebbria,to idei vive e. Senza parlare, senza ricordare, senza, so– gnare. Per que!'.to lllon ho paura di ta1I1tecose che ci sono nella sua amicizia tro,ppo belle ,per me, che forse non si rivolgono a me; sono una musica e una g:i:azia della sua natura più segreta, che si dif– fonde ,sopra di 1Ile senza essermi destinata. E [1On mi diS(Piace. Perchè io so di IIlOnprenderne .se non la parte di cui son degno : la bellezza, che è di chi la sa sentire. Quanto all~ felicità, il desti[lo solo la q.ona. E nom bisogna 9:omandarla. -**, Le ho detto molte cose vane. Gliene dirò molte,altre. E Lei me le perdonerà tutte. Solo U1I1a non è vana : peinsi a sè sola, -=❖ *. E non si curi di me. Grazi.e. Renato. Ap1·ile. iH(•, non .so qÙa,nto teIIljpÒSia che son qui sospeso su questa c_arta bianca. Dov'è andata la mia voglia di scriverLe, tanta che m1 fa– ceva sospirare vicino a Lei, e tacere, contento nel silenzio, pieno di cose che non mi piaceva dir forte? E adesso m'accorgo che non mi, piace neanche scriverle. Ne parlo con Lei nel mio pensiero dove Bibli~teca Gino Bianco·

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