Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
4 Lettere d' amore lascia alla riva. Credevo cli vuotarmi di lei ; e facevo tutti i m1e1 ,sforzi per farlo coil1buona grazia, sorrideRdo e guardando altrove. E tutto il giorno cercavo la **, prer non guardarla; e tendevo l'orecchio al mormorio musicale di tutto ciò che scorreva e sfuggiva da me, asp.ettando che la O se ne fosse andata tutta; e sempre sentivo qualche cosa di lei mormorare -e sgorgare da me ed io me 111e andav o con quello. Alla fùne mi sono accorto che il trava– glio cessa.va; mi son sentito libero e riposato; ho guardato traJD.– qnil lamente nel mio vuoto, penS{lindo di non trovarci nulla; e , di fatti c'era solo la **. Tutto il resto se n'era andato; lo sforzo che av-evo fatto per rinU[lziare, per il1on guardare, per persua– dermi che questa era la volontà della **, la gioia amara di sen– tirla fuggir.e. senza chiamarla e senza dolermi; tante altre cose che non Le racconto, ma Le racconterò uil1giorno come ho fatto stamattina a far la pace con Lei ; sgridandola tanto e tenendole tanto il broncio, che alla fine mi soil1-stancato e m'è sembrato di aver finito; ho resipirato un poco nel doloo silenzio; e son rimasto a guardare. tra gli stecchi d'una siepe un piccolo susino fiorito come una nuvoletta d'argento che si cullava al sole; candida e tepida sopra l'erba rara e lucente; guarda,vo e sorridevo nello splendore. E poi mi sono accorto che sorridevo alla 0 . Allora l'ho chiamata. E Lei è venuta. Come viene l'onda. Senza far rumore : lieve lieve : un respiro del mare. E poi cresce e gonfia e saJe imp-rovv:i,satacita immensa. Vien su un ipoco contro il sasso liscio, come una carezza ,stanca, che debba ricader subito-; e seguita e seguita e seguita e par che il10n debba tornare indietro mai più. Copre tutto. A occhi chiusi, ci si sente !Presi dalla forza silenziosa. Buio. Un gran calore e un gran peso. E ta nto fres co. E un profumo di tubero-sa. Quando ria.pro gli occhi l'oi11dase ne va. Sento l'acqua fuggi.re e bruire. M'abban dono senza timore alla gioia di tutta questa melodia che fluisce da me e pur non mi lascia. È il ritmo dell'onda; come l'alloi11tana, così la riporterà. Ho bisogno che s'allontani, per -&entirla tutta; quail1do arriva non so più nulla; quando se ne va, la sento passare tutta quanta, goccia a goccia : il mio e&Seres'at– traversa al velo liquido il10nper fermarlo ma per sentirlo scorrere, -e vcuir meno-, come una carezza ; vorrei che mai non cessasse di pa-rtirsi da me, se a un tratto non 1sorgesse l'aspettazione del ri– torno. Così la vita pare che fugga e che torni nel respiro; e mai noo vien meno; la doloe vita. Dolce .,.,_ E non mi dica più certe cose. Sarebbe come dirmi che non dobbiamo esser più amici. Se si toglie quello che è il prmcipio, il BibliotecaGino Bianco
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