Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

104 A. Frateili in quei versi giova,nili: Giulio Salvadori_ aveva sent:i-to _un. {p?rno lo spirito divino spirargli in core. Aveva nsto la Verità lilV1Silb1le.Ne aveva riportato una eterna, pa,rola d'amore e di consola,zion~ per sé e per il suo prossimo. Iddò.o gli aveva illuminato della luce sua 11concetto della vita· gli aveva dato per' quella vita un fine sulla terra che senza un più alto fine a giustificarlo, è una derisione. Nella intravis~a gran– dezza di Dio av,eva sentito- il nessun peso della sua povera umarotà, e ne aveva trrutto le profonde ragiorui di quella sua modestia. Spieg~ione •di una stellare luminosità per un uomo della sua fede ; per noi terribilmente wdua e misteriosa come tutte quelle che superano il nostro d,stinto, che trascendono la .n-OStraragione. Acoonnato a quello che fu l'uomo, darò qualche notizia del poeta per i molti, per i troppi che lo hanno ignorato. Lo studio&> ,di M&Bzorui, di. 'l'omma,seo, di San Francesco, benché notevolissimo, mi preme di meno. Di studiosi è J.'licco il nostro tempo; ipoverissimo ,è invece di poeti e di uomini buoni. Dello studioso del resto offrirà lamga occasione di pwrlare il volume su Enrichetta Bl,ondel e sulla conver,sione di Manzoni, di cui la, Casa 'l.'reves annunzia imminente la pubblicazione. L'opera poetioa di Giulio Salvadorò. è ITTistretta, ma assai dispersa, e oggi difficil,e a .raroogl.wre. La ,poesia giovanile, che egli compose tra i dieiotto e i ventidue anni (era nato nel 1862 a ,Monte ,San Savino in Val ,dli ChiaID.a)aI1dò pubblioota qua e là nella Cronaca Bizantina, nel Fanfulla della Domenica, nella Domenica Letteraria e in qual– che altra; rivista di quegli anni. Dopo la conversione, avvenuta intorno al 1885, quando il Salva dori aveva lasciato Roma ,per andare ad insegnare uel Ginnasio ,di Ascoli Pioeno, egli la rripudò.ò, e non la r,iu,ni ,Ill3J.Ì. in volume. Sommaruga aveva pubblicato alcune liriche col titolo Minime– in un volumetto oggi introvabile. Un amico e discepolo del poeta, Giovanni Zannone, ha raccolto molte di quelle poesie dalle riviste del tempo in un quaderno prezioso per conoscere il primo Salvadori. Sono in gran parte sonetti e odi di metro classico, di squisite ele– ganze formali, che poco hanno di comune col primo d'Annunzio, pur essendogli contemporanee; e, piuttosto che l'imperante influsso car– ducciano, risentono dell'espressione della lirica di Dante e dei poeti trecenteschi adattata a una s-ensibLlità moderna e tormentata. Il senti– mento della natUira, domina,nte aJ.lora nel poeta conquistato dalle dottrine del razionald.smo .e appena sollevato al culto delì.a Bellezza per la Bel– lezza, è pliù intimo che nel giovane d'Annunzio. I suoi sensi d 'amo.re sono sempre casti e facili alla malinconia. La sua visione della s toria è rac– colta e profonda. Un sonetto, Notte senese, che piacfwa al Carducci, descriv,e la piazza di Siena di notte, dove la Fonte Gaja raccoglie gli echi ,d'una vita ,spenta; e si chiude con queste terzine: Ma dalle ferree rporte i cavalieri escono, in arme, giran lo steccato; poi tornan della morte alla materna Stretta : muti; al chiaror nitido, neri. E mormora la fonte allo stellato : ((morti voi siete; e l'arte vive, eterna. i> BibliotecaGino Bianco

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