Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

Vita e poesia di Ginlio Salvadori 103 La generica, affinità della materia poetica mi aveva ricb.iamaito la lirica religiosa del Manzoni. Ma era altra cosa: uno spirito tutto moderno e una assoluta originalità di rposizioni, dietro pure coincidenze formali. C'erano ,poi alcuni componimenti ermetici, d'un'inquieta sensibiliità, diversi nel taglio ,dagli altra, che acoon,navano ad un poeta che non era quello ,d~JJ.a Oronaoa Bizantina, e neppure quello del Canzoniere, ,ma, sul punto d1 passaggio tra l'uno e l'altro. Due ne avevo mandati a memoria: Occhi lucenti! Non per la fugace gioia che a<l ogni v1sta si rinnova quasi luce di specchio; a lei non giova questa del mondo vision fallace. Ma vi si duole affanno che tenace occu,pa il petto : onde ogni vista nova ratto vi muor; né cosa è che la muova se non speranza d'[nflnita pace . .A. notte, sola, il trepido stellato mira, tra l'ombre; e ascolta nella valle del fiume infaticabile il fragore : Ohe chiede il vivo abisso intermlnato ? che cerca il fiume nel suo cupo calle ? che vuol questo inquieto umano core ? E l'altro, anche più misterioso: Forse la pace fu della foresta immobil nel purissimo sereno sui greppi intorno; o in quell'occulto seno la sola voce alta soave e mesta Del rosignuol ? non so: ma la ridesta vita, quasi con intimo baleno•, al passegger di meraviglia pieno apparve come inaspettata festa, El, mentre intorno gli occhi inebriati volgea, senti lo spirito divino che della vita ha l'intimo governo, Spirargl1 in core : ond'ei, fra gli stellati fiori, caduto, immerse il capo chino; e gittò il grido dell'amore eterno. ,, Belle poesie, ivere poesie ! E mi p,a,reva, di avvertire in esse, sopra– tutto nella seconda, un'eco della crisi spirituale che tra il 188-i e il 1885, quando egli aveva ventitré anni, aveva trasformato improvvisamente la ,'ita e l'opera di Giulio Salvadori. Oodesta ori.si, allora, aveva destato stupore, ed era stata chiamata una « conversione ». Gtiulio Salvadori, le rare volte che si era indotto a pairlamne cogli aniici più intimi, l'aveva definita ,u,n « ritornp ». Così tutto l'uomo mi restava a.nun.irevole, ma incoonprerunbiJe. ,Solo in questi ultimi anni (avevo riavuto tra le mani una volta il Canz oniere, e la ouriOffità di aBColtare una voce tanto diversa da quelle c.he ci gridano intorno mi aveva invogliato a ripercorrere il complesso de ll'opera di Salvadori, a conoscere meglio certe giuntme più intime del suo pensiero religioso) ho capito che la spiegazione del mistero era proprio 'bHotecaGino Bianco

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