Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
102 A. Frateili Era allora per noi studenti universitari soltanto il pl'Ofessore di stilistica chiarificatore in ogni questione letteraria e ifilosofica, con– sigliere in ogni ricerca storica, di .cui ammiravamo la luddew.a, del- 1' intelligenza e la vastità della dottrina, ,unite a tanta riservatezza e cautela, a, un sentimento cosi disinteressato della propria, ipersona, a tanta serenità di giudizio anche sugli uomini più diversi da lui' p€!1.'m-0di di pensiero e di vita. (In quel tempo certi suoi .colleghi di Facoltà gli fooevano una guerra acida e in.giustiificata perchè gli fos.se tolta la .cattedra. Ritornare ad iillsegnM'e ud li.ceo ,sarebbe stata una fatica insopport,a,bile per la sua malfe.rrrna •salute. L'ebbero poii. vinta. Ma nessuno l'ha mai visto faire un atto d'impa,z,ienza, J)II'Onunzia,reuna parola amara contl'to quei suoi nemici). Era allora per noi lo studioso, non il poeta. Della sua poesia non prurlava mai e non so:ffr:1vache se ne pa;rlasse. Sfug.giva. il d:isoo,rsocon un sorriso, e appe11a un aroendersi di quei ,ruoi oochi lucidi e vivi dietro gli occhiali. Ma io avevo Letto il Canzoniere civile in biblioteca. E un giorno avevo anche sfogliato una ooll,e,1,ione,della Cronaca Bizantina, del tempo che egli vi oolla– borava, oon articoli e poesie che avevano fatto dire al ,vecchio CaDducci, in una lettera al Sommruruga, che Giulio Salvru:lori em più profondo ed erudito di Gabriele d'Annunzio. Per .me dunque ,Salvadori era anche il poeta, sopratutto il poeta. Ma, l'uomo d'un tempo e quello che mi stava · av.ainti, il poeta delle Cronache e quello del Can.zoniere, lo scrruttore che egli era e quello che ,era considerato dai più, .mi prurevano termini incon– ciliabili. Cercavo nell'uomo consunto dal vivere ascetico il giovane che era ,stato ooonpagno indivisibile di d'Annunzio e ,di Scarfoglio negli anni della, lmo boheme 11oma.na ., che aweva fol1eggiato oon loro negli stessi ritrovi, che aveva bestemmiat o Iddio sci-Ogliendo i,nni alla Natura e alla Ragione, che aveva amato e cantato la donna: Ma quando, nel cor mio, sui disfrenati affetti fredda la ragion :prevale, una malinconia lucida, eguale m'empie di sé gli spiriti domati. Riic,orda,vol'impmessione quasi .misteriosa che avevo ricevuto dalla Lettura del Canzoniere civile fatta in un pomeriggio sonnolento nella sala di studio ,della Vittorio Emanuele. Era stato c,ome entrare in un tempio di sconosciuta architettura,, di cllli l'occhio ;non riusciva ad ab– llraccia,11ele proporzioni. La vastità di quel ,mondo spirituale oosnretto nell'esile oornioe d'una Urica.; l'ol'liginalità e l'altezza di quell'ispirazione raccolta nel classr:ioo ritmo delle fo:rane chiuse; la lucidezza di quelle prefa,z,i,oniai cainti più distesi, d-0ve ii.l poeta oon mirabile chiruroveggenm rioostirui,sce tutto il processo della sua oreazione ! Che oocenm diversi da quelli della •poesia dell'ultim-0 scorcio del secolo nelle Rogazioni)! Non era il classicismo storico del ,declinante Oarduoci e non era la fastosa ,paganità del sorgente d' Annunzi-0, tira i quali plll'e il Canzoni.ere era nato in uno stesso clima. Nella sua orii,stiana carità non era alcun pr,esentimento del vago umanitarismo di Pasooli. E quanto lontana quella serena forza oostruttiva daUa patetica gracilità della poesia. che oomin– ciava ad essere di moda in quei primi anni del nuovo secolo! BibliotecaGino Bianco
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