Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

Cronache del teatro dranimatico 99 torsioni di O' Neil e di von Unrhuh; e lo scherzo del pseudo Cetof-Stern– berg, ch'è certo la. cosa migliore uscita dal Teatro degli Indipendenti. Mia tutte queste oose egli le ha scelte e acoettate soprattutto in qurunto -gli o:ffirivamo~oni soonogrrufiche; e la« unità JJ vera al teatro di Braga.glia, non l'han,no daita, 1e parole di Unamuno o -di T11rghènief, di Bontempelli o di Solari: gliel'ha data la sua scenografia. Vivendo di ri,pieghi ainche lui, e .co11Sapevolecom'è di tutti quei ùruochi antichi e model'lli che conosce, per scienza dil"etta e per u00, sua sempre viva cu– riosità libresca, egli ,s'industria da sette anni aiutandosi oop. alcuni palmi di juta e la ,luce di tre lanterne. E se si guardano i suoti bozwtti bisogna :rioonosoore oh'egli è il più nuovo, il più ostinato, il più geniaile dei nostri soenogra,fi in sessa,ntaquruttresimo: meglio le scene sue, senza oossunis,simo dubbio, che quelle del Nerone alla Scala. Ma quando si tratti di re.ailizzamequci bozzetti coi mezzi a soo disposizione, le cose so,no andate meno lisce che nel oonci:wirli; e la materia a cui ha dovuto affi,dru-si,troppo ,povera, fra l'altro l'ha costretto a un abuso d'ornbre e di penombre, spesso ir.ragiop.evole, e che non ci è m,a.i pall'So « teatro teatrale J>. Eppure se si pensa a quello che egli ha ìnventato, rimesco– lato, variato, per mettere in scena in sett'anni cento o centocinquanta fra danze, scherzi, parodie, commedie e tragedie, c'è da trasecolare. :Senonché in un teatro drammatico (ché qui cli danza non ci occu– pialmo), piccolo o grrunde, la cornice non può essere che la cornice; prima, ci sono gli attori. Che aittori ha Bragag;lia, ? Qui comincia la sventura. EgJi è ricorso a dilettanti, a studenti, a .goote volenterosa., di tutte le classi sociali e ahimé di tutti i dialetti; talvolta anche a qual– che vecchio comico, o com.ic.a, di m~tiere. Ma, se si esclude la rapida apparizione di questo o quell'artista che una volta o due ha fatto capo– lino di tra le sue tende, la recitazione degli improvvisati attori è ri– masta, di regola, al disotto d'ogni possibilità di giudizio. E qui è inutile che Anton Giulio insista, oon ama,bile nm,la.fede, nel sostenere che i critici su ,questo punto gli siano nemici ,per partito preso o, peggio, per ,gu,sti antiquati. Qui non ,si tratta di rivoluzione; non si tratta d'un metodo nuovo: si tratta dell'assenza d'ogni metodo. La massima parte degli attori di Bragaglia mostra di non oonosoore una qualsiasi grammatica della recitazione; di llJ()nsapere oorue si emetta la voce, -come si pronunci nettamente, oome ci si possa, muovere sopra un palcoscenico. Non che recitino in un altro modo da- quello tradizionale: non recitano né parlano in nessun modo. Sono, insomma, inferiori anche a quelli di certe :filodrammatiche. ' Dice Bragaglia: « critica incontentabile, di che ti lamenti? Il mio teatr-0 t'ofLre rurntori di p.rim'ordine, t'offre un direttore come in Italia non c,e n'è altri: ,dunque, dei tre elementi che oompongon lo spettacolo, tu n'hai due eccellenti; e ti lagni se il terzo è debole? >J Foss'anche vero che tutti gli autori di Bragaglia, ,sia,no ottimi (la più pMte gli h!L11Ilo dato cose ~<ranghera,ili;sime), e fosse pur vero ch'egli è un buon direttore (oome ma.estro di irecitazione, lo aspettirumo sempre oon entusiaBm.o alla prova), fa di fatto che la mancanza del terzo elemento basta e avanza a precipitar gli altri due. Perché se anche Toscanini, ch'è il più gran con-Oertatoredel mondo, per eseguil"e n Barbiere ch'è l'opera nostra più bella, si trovas.._,;e a disporre di. cantanti afoni e cli sonatori che non avf's- ibliotecaGino Bianco

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