Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
Cronache del teatro drarnmatico 97 -diti, insolenti, pedanti, inconcludenti e dogmatici; e che pure ha una sua unità, datagli da una furiosa fede, la quale lo anima e sostiene. Come Evirèinof, come Baty, Dra,gaglia vuole ti.l << teatro teatraJe», vale a dmre il teatro-.spettacolo, il teatro ,degli soonogirrufie degli attori, 11teatro pe.r il pubblico, il teatro dove i letterati non siano che i forni– toci d'una de1le ,materie, e sia. pur,e della tPrincipale, ma affidata a1la rielabocar.tdone degli « uomini di teatro ». Basta oon i draman.i psicolo– gici, basta con le analisi, con le introspezioni, coi silenzi gravidi, con le pause morbide, coi dr:ammi degli eroi piccoloborghesi che parlano sot– tovooe o stamno ac1dird.ttura zitti. A teatiro non vogliamo Jetteratura, vogliamo i oolpi di ,scena. Il lavoro teatro,le « dev'.essere teatirale, e _per esserlo oggi .... dev'essere movimentato, sm:iprendoote, inesaurti.bile, incalzan,te, con tvovate e novità; riacquistando la q.ualità originaria f.o.ndament:iale della ricreazione». Sicché il libro di Bragaglia, primo d'una serie già annunziata, non -è insomma se ID.on u n'appassionata apologia ,di ciò che furono nel pas– sato, e sono Qggi gli ammtratissimi « uomini di teatro». Saltando di palo in firasca vi si parla, e lar.ghi,S&imamente, dei oomici dell'airte e delle maschére come della Du.se e di Antoine, ,degli « studios.» e ,dei teatrini -d'oooezione come dei gra,n,di teatri e delle gra.ndi ooenografie antiche e moderne. E il leit-motif ricorrente in sordina è quello del primato che -qui hanno avuto gl'Italiani, specialmente con la commedia dell'arte. Dopo di che sarebbe stato lecito attendersi che Bragaglia, in oppo– simione agJi ultimi esponenti di quel tipo di tea,tro oo'egli odia, e che -sono il teatro intimista, il teatro crepuscolare, il teatro del silenzio, e -cioè il teati,o da salotto, avesse fondato un gran teatrone oon cinquemila ,posti, per :ridare aghi spettatori il gusto, appunto, dei be.lli spettacoli e dei colori sgargianti, delle feéries avventurose e dei salti mortali, delle vaste commozioni passiona,li e in conclusione di ciò che ha sempre co– stituito l'essenza ,del teatvo, la comunione degli ruttori oon .l'anima delle folle. Cos'ha d'atto, dn.vooe? ,S'è andato a caccia,re sotto terra, nelle teirme romane sottostanti aJ vecchio pala,zw '.L'ittoni; le ha truccate da cabaret .avvenirista, e ;v'ha soelto Ja sala più angusta, irregolare, assurda e im– possibile, per collocarvi un paloosoonico d'otto metri quadrati, e oento ,sedie di vimini. « Signori, si accomodino. » R vero, era il momento del « teatvo piccolo ». Ma, prima cosa, sarà ben,e intendersi una volta per sempre su quMt-0 aggettivo « piocolo » : .se lo «studio» degli Ghamps Elysées ha duecentododici posti, la. Komoe– die ,di Reinhardt a Berlino è gran,de, a occhio e croce, almeno come il no.<itro vec.chio « Metrustasio », e il Guild Theatre di New York è di oe.rto più grande del «Valle». Poi, si tenga presente che questa moda del teatro piccolo veniva appunto dal fatto che, a un certo punto della sua storia, il dramma moderno s'era \l'aJttira,ppito nel naturalismo, e in– fine s'ero, i11a1D.guidito,bocèheggiando, nell'intimismo; ossia, era andato via via neO'ando sé stesso. Logico che il Théatre Libre d' Antoine avesse, almeno a: prù.ncipio, soli trecento posti; logico che Vild:rac, che Jean Jacques Bernard, che F. M. Martiui si d€lbban irappresen~e in am– bienti raccolti (invece di portrurli al macello, com.e fu del pruno e del– l'ultimo, in quell'immenso «Argentina» che Boutet aveva ridotto da 7. - Piga,o. ioteca Gino Bianco
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