Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

94 E. Cecchi che sulle condizioni ùel non florido me1·cato letterario. llentre letterati e ofornalisti si consultano, imperterriti gli editm-i annunc~ano colle– zi;'ni nuove, e sempre di traduzioni; e « opere complete» d1 questo ~ quel contemporaneo d'oltre oceano e d'olt_n1lpe. E u_narg?m~nto che s1 pi·esterebbe a considerazioni innumerevoll. Contentiamoci d~ sfiorarlo. Senza spendere altre paJ:ole intorno alla t:)le,meutare ragione e con– venienza del tradurre, è chiaro che una, traduzione non ha ;valore lette– rario se non significa la naturalizzazione e, dentro certi limiti, l'assor– bimento d'un'opera d'arte in una tradizione diversa da quella che l'ebbe originata. Può anche daPsi che opere di civiltà estraJlee e remote, ri– mangano affatto insolubili; e sia proprio inutile tradurle. Ma la tra– duzione dello Sterne per par<te del Foscolo, accompagna 1a maturazione di motivi di gusto ai quali si debbono creazioni italianissime come D·i– dùno Uhier·ico e il Gazzettino. In un certo senso, ciascuna generazione letteraria, cia,scuna scuola, traduce per proprio conto, dalle più recenti alle antiche e ,venerapili, le opere vitali; sebbene non sempre metta in carta tali versioni e 1e stampi. Opere vitali, sulle quali può esercitarsi proficuamente la fatica di questa intima trasfusione i~ un linguaggio nuovo, non sa.ranno moltis– sime, ma non son certo scarse. D'altro canto, la capacità a compiere sif– fatta trasfusione è assai rara; occorrono ingegno ed impegno per taluni aspetti poco infe1·iori a quelli necessari alla creazione originale. Su que– sto ;punto il Gìde ha notato giustissime cose; e aggiunge a~ loro peBO l'esempio concreto ch'egli dette quale traduttore. Ma se, da noi, invece di ti·aduiTe, ad esempio, quindici libri del Oonrad, alcuni dei quali pur lodevolmente o decentemente, ne fosse stato tradotto uno, il più bello, facendone una vera opera d'arte italiana, si sa;rehhe letteraria– mente guadagnato più; e per questa opera in sé, e per una serie di con– siderazioni linguisti-che, teoniche, ecc. L'esempio conraidiano, se qualche cosa,, come dicono, può insegnare, avrebbe cominciato a passa;re in atto. Di solito, invece, si traduce in tono pnramem:e informativo; e del ro– manzo e del dramma, s poglia.ti di ritmo, d'atmosfera, e insomma di poe– sia, non resta che un fatto di cTonaca; un pretesto di distrazione e pas– satempo; poco che abbia a vedere con l'arte . .Parliamo, come si sente, soprattutto di traduzioni d'opere contem– poranee; traduzioni di minor responsabilità che non quelle de' elassici ; e maggiormente ingombranti il mercato librario. Gli editori giustificano con necessità economiche la loro tattica di ammannirne in gran numero; mediocri, e peggio. Crediamo che se le opere da tradurre fossero ben scelte, e ben condotte le versioni, questi editori, con alcuni volumi d'in– teresse durevole e degni di continua, ristampa, guadagnerebbero almeno– qua~to g~adagnano apparecchiando la confusa e lugubre congerie che, ogm stagio,ne, cli sotto ai torchi, dopo breve transito precipita nelle- tinozze del màcero. ' Equivoco anche più grosso è quello delle cosiddette « opere com– plete». Il pubblico non legge né cerca opere complete di Dante, né di S_h~kespe~r_e, né ~ Cervantes, né di Tolstoi. A coteste si rivolgono cri– t1c1, stor1c1, esteti, che se hanno un briciolo di competenza. e serietà debbon studiarsele nel testo. Nel repertorio di scrittori anche supremi,. BibliotecaGino Bianco

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