Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
88 U. Fracchùi - La Stella del Nord quasi vecchio e ancora nella 01~essità di lottare. Ma che cosa ti spaventa, proprio oggi ? Vincerò, ne sono sicuro. Se tu mi aiuti ancora, se noi rimaniamo uniti, stretti, con la mano nella ma[lo, e pensiamo ai ragazzi, e a nessun altro, al nostro bene comune, in– somma, di tutti, ,sono certo che potremo essere ancora felici, come lo ,siamo stati già, Celeste, ricordati, come siamo già stati felici una volta, come credevo che noi lo fossimo anche oggi, nonostante tutte queste angustie e traversie che ci costringono a vivere senza riposo. Non lo credi? Non mi credi, amor mio? La signora Celeste incominciò a piangere. Incominciò a !Piangere con piccoli singhiozzi spaziati, come se qualche cosa ,stesse per rom– persi IIlel suo petto, un'onda che !llOntrova sfogo: poi più rapidi e concitati, e infilile con un soffocato lamento che, erompendo con uno ,schiamto improvviso non dalle sue labbra solta1I1toma da ogni , vena, la travolgesse tutta in un turbine. - No[l posso vivere senza, di te ! - .gemeva. - E la mia vita è– un tormento. Siamo legati, condamnati insieme ! - Perchè condannati? - chiedeva il ma,ggiore Iupiter, acca– rezzandole i capelli, agitato, ansante : - Il nostro sacrificio non è– stato volontario ? Non è bella la nostra opera ? - Una pazzia, - balbetta.va singhiozzando la signora Celeste. - E l'avvenire? Non credi nell'avvernire? Non hai dunque più fede in me? La signora Celeste [lOn rispose. Si portò le ma,ni al cuore, stra– lunò gli ,occhi e, piegandosi lenta,mente sul l•etto, vi rimase come morta, senza respiro. - Benito, Alessa1I1dra, ! - gridò atterrito il maggiore Iupiter .. Si precipitò all'uscio, lo- aprì, ,e chiamò di nuovo. Accorsero i due ragazzi dalle stanze vicine, con mille cautele la signora Celeste venne tra,sportata nella sua camera, fu ,preparata. in gran fretta una pozione di .strofanto; e solo quando, poco dopo, vide il colore ritornare sulle gote di lei, il suo petto liberarsi in un lento respiro, il maggiore Iupiter osò piegarsi sul gualilciale e ,sfiorarle con un bacio la fronte. - Celeste, - dissero le sue labbra, toccando appena quella fronte fredda. Celeste sollevò faticosamente le ciglia e lo guardò coo d0lcezza. - Ca.ra, - egli di,sse. - Ca.ro, - rispose lei in un soffio. E richiuse gli occhi. Allora, lasciando che i figli vegliassero sul suo ri,poso, il mag– giore Iupiter rientrò tristemente nella propria, camera, e vi s,i chiuse a chia.ve . (Oontim1af U. FRACCHIA. Biblioteca Gino Bianco
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