Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

La Stella del Nord 87 purezza, il suo viso, come un fiore secco e senza profumo, IIlOnaveva più né leggiadria né splendore. - Di che cosa mi rimproveri? - chiese a un tratto il maggiore Iuipiter, senza fermarsi: - Qual'è la mia colpa? Che n001si viaggia per piacere, lo ,sai. Che non si vive per piacere, lo sai anche. E il nostro dovere, te lo saresti dimenticato ? - Io non ho dimenticato nulla, - rispose la signora Celeste : - Tu piuttosto ti dimentichi di me. E cli me sola? Di tutti noi, ti dimentichi. Quando le tue pietre sono a posto, anche tu sei a posto. E come le chi.ami? Le tue povere pietre. E noi? E io? Sooo quin– <lici anni che noi lottiamo con questa tua mania delle pietre. Quin– dici anni : capisci ? - Non con la mia mania deUe pietre, - disse il maggiore Iupi– ter : - Lottiamo coo 'la vita. E tu sapevi che questa vita non sa– rebbe stata facile, satpevi quale unione era la nostra. - Di che cosa mi rimiproveri tu, ora ? - chiese la signora Ce– leste con accento subitamente doloroso. Risollevò i suoi occhi e il maggiore Iupiter, incontrandoli, vi lesse come un accorato rim– provero che a un tratto aveva dissipato og,ni ombra. - Celeste, amor mio, - disse allora, avvicinandosi a lei con uno slancio improvviso, mentre la sua voce, piena di malinconia e d'aa:nore, assumeva un totllo persuasivo e quasi umile di preghiera, - io non ti rimiprovero IIlulla, ma se tu mi manchi, se tu mi abban– doni, come faremo a lottare ancora ? Io ho bisogno della tua forza, òrlla tua fede, non lo sai, amor mio ? - Ho resistito quindici amni, - disse la signora Celeste ridi- venuta ostile, IIluovamente chiusa- in quella sipecie di sordo rancore. - E in questi quindici anni sei sempre stata infelice ? - Sono sempre stata come uina.delle tue pietre, nelle tue mani. - E tu puoi dire questo? - chiese il maggiore Iuipiter triste e mera vigliato. - Io posso dirlo, - rispose la signora Celeste : - Una vita no– made, una vita sempre incerta, tutta strappi, urti, senza un at– timo di vera pace. Tacere e ubbidire. Subire sempre la tua volontà e -soltanto quella. Si arriva, si parte. Tu distendi le tue ipietre. E noi? Che cosa ci aspetta? Un nuovo naufragio? O peggio? Ora parlava a scatti, con gli occhi pieni di tenebra, il viso pallido, già in preda ad un violento orgasmo. - Calmati, per carità, Celeste, - esclamò il maggiore Iupiter, tendendo una mano per accarezzarle la fronte, quasi per sipengere mei suoi occhi quell'oscura fiamma: - Subire la mia volontà, hai detto ? Ma la mia volontà non è quella di un padre che opera per il bene comune ? È vero, non sono stato fortunato IIlella mia vita. Non sono riuscito ad assicurarvi la ricchezza, la pace. Sono qui BibliotecaG·inoBianco

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