Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
86 U. Fra.cchia Oh, certo, lo crerlo, lo spero, - rispose il maggiore Iu_piter. - Ebbene, Stefruno, - esclamò la signora Celeste, mentre il suo viso s'imporporava a un tratto, - io noo ne posso più, vera– mente, sono all'estremo limite della rpazienza. Queste rparole, pronunciate a voce alta e netta in un tooo ag– gressivo, trovarono una stram.a risonanza nelle pareti di quella ca– mera. Al maggiore Iupiter sembrò di veder vibrare sui lunghi gambi i giaggioli che infioravao10 la tappezzeria, come se un brivido di vento, entrato per la finestra aperta, li risvegliasse dal sonno della carta polverosa e sbiadita. Ed anche nel suo cuore qualche cosa vibrò, - forse una di quelle che i poeti chiamano le intime corde, - e fece sì che egli a sua volta, fermrundosi bruscamente, sollevasse il capo per gua:rda,re in viso sua moglie. - Che cosa dici, Celeste ? - domandò con un severo corrugar delle ciglia. - Dico che non ne posso più di questa vita e che la mia forza è all'estremo, - rirpeté pronta la signora Oeleste: - Non sono una povera pietra., io (e accentuò quel: povera.). Sono una povera donna. Quindi abbassò gli occhi, che non potevano sostenere lo sguardo di lui senza un lieve tremito, e attese. Il maggiore Iupiter aveva ripreso il suo camminare avanti e indietro fra la porta e il letto, ma ora un po' più agitato e più rapido. Non lo interruppe se non per dire, in fretta : - No, se tu ti vedessi in questo momento, Celeste, non sei bella, non sei bella davvero ! - E poi taeque, e pareva che con quei passi volesse caccia:re innanzi a sé i torvi pensieri che gli turbinavano nella mente. La ,signora Celeste si guardò per un attimo nello specchio che aveva di fronte senza notare nel proprio viso niente di brutto. - Oh, lo so, che non sono più bella per te, - mormorò con un amaro sorriso : - Non occorre che tu me lo dica. · E ritornò nell'atteggia.mento di prima. Senza raccogliere quelle parole, il ma,ggiore Iu1piter sfiorò nuovamente con uno sguardo fugace il viso di lei e trovò che purtroppo non si era sbagliaito : in quel momento non era bella. Per lui bello voleva dire nobile, non offuscato cioè dai ,segni di meschine passioni e debolezze, dall' om - bradi un sentimooto o di un pensiero volgare. In realtà, qualche cosa di poco attraente, proprio come l'ombra di un sentimento cat– tivo, mal sicuro di sé e pure irrequieto e impaziente di ferire, di un pensiero ingiusto, era dipinta sulla fronte della signora Celeste. Già la sua scarsa e tarda bellezza. non trovava luce di cui brillare se non in un'eS/J)ressione di dolce malinconia o di sorridente sere– nità. Allom, •privo di gra.zia, opaco, reso più freddo dalla stessa regolarità dei suoi tratti che in altri momenti poteva passar per _Biblioteca Gino Bi,anco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy