Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929
84 U. Frncchia attoniti dell'ascoltatore già fuso in verghe, in pooi, in bombole, se non addirittura già coniato in monete e stampato in carta :fili– granata. Se ne a1I1davanosbalorditi, guardando quelle casse colll ammirazione, lui con invidia: e se, camminando, il loro piede in– ciampava irn un sasso, essi lo raccoglievano, ·scrutandolo da ogni parte con Ulllastrana curiosità. Se poi all'orizzonte si profilava una catena di monti o semplicemente qualche collina rocciosa, si fer– mavano a contemplar,ne la frastagliata forma, e per la prima volta in vita loro si sentivano attratti verso q-uelle cime lontane. Di lui . dicevooo o ipensavano che era un mago o un poeta: in ogni modo un uomo straordinario, come non ce n'era un altro. Nell' aprire quella mattina le sue casse colme di pietre, il maggiore Inpiter coostatò che esse aveva-no alquanto sofferto del– l'acqua nella quale, a differenza dei bauli, fortunatamente posti in altra parte della stiva, erano rimaste sommerse. L'inchiostro di molti cartellini mostrava tracce di sbavatur,e, altri, ancora umidi, sta.vano per distaccar,si. Incominciò duhque a togliere dalle casse le pietre degli strati più alti e a distenderle sui coperchi rovesciati. Ma ben presto vide che tutte non le potevano sostenere e, fattane una bracciata, le portò nella sua ca.mera. Qui, prima di iposarle, tese l'orecchio ai rumori della camera vicina. La voce di sua moglie, la voce ,cliAlessandra, giunsero distintamente :fino a lui attraverso lo spessore dell'uscio. - Che cosa fa il ba,bbo ? - chiedeva la signora Celeste. - Apre le casse dei minerali. Un lungo silenzio seguì a queste parole. Il maggiore Iupiter, immobile in mezzo alla stanza, attese ancora per quaJche minuto che la .prima voce si rifacesse viva. Ma s'udivano le due donne muo– vel'si, aprire e chiudere gli armadi, più lontana la voce cli Bene– detto che parlava col noono, e null'altro. Quel silenzio tuttavia non bastò a rassicurarlo. Depose sul letto la sua bracciata, e, cammi– nando in pUinta di piedi, ritornò nel corridoio per prenderne un'al– tra. Cercava di fare il minor rumore possibile. Qualche pietra ro– tolava in fondo ad Ullla cassa con un ,tonfo. Egli si mordeva le labbra, o batteva leggermente il piede, (\Ontrariato. Ne rimanevooo ancora due casse piene, e già tutte le suppellettili della sua ca– mera ne erano ingombre. Se ne vedevano allineate in doppia e tri– pla :fila sul cassettone, sul tavolililo, s1ù piano delle sedie, sul ca– minetto e persino sul davanzale delle :finestre. Dovette raggrup– !Parle •per famiglie, farne qua l1IIl monticello là una piramide, per guadagnare un po' di spazio. Infine, soddisfatto di sè, già stava per respirare più libero, quamdo l'uscio della camera attigua si aprì e snlla soglia apparve la signora Celeste. - Che cosa fai, Stefano ? - domandò a labbra strette, mentre Biblioteca Gino Bianco
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