Pattuglia - anno II - n. 7-8 - mag.-giu. 1943

C'è io Co:;sinari una ,ertigine di colori spintn oll'cstremo JiJnite dei toni, una costante fusione delle minime parti Ji f..ui è composto. la tela, che è poj l'unico suo modo <li intenderne la composizione; e se pecca, Cassinori, pecca in eccesso. Cosi certi gorghj di colori che non ha snputo risol\'crc nell'otto di btendcrli, rimungono come un grumo bOrdo dentro certi suoi dipinti senL.a pause (lo sfondo delle • pietil », per Cbempio), e cel'ti gro, igli <li pcnncl- )ete si neutrolizz.uno proprio per un ccce!'i"iO di ,olori pittorici loro assegnati, per una arfannosa ricchezza di timbri. I..a susccttibilillì dei colori - il verde, il suo \'Cr<le, R cui ha dedicato un intero periodo! - determino in lui infinite probabilità di accordi e di rea• cioni cromatiche: tutto un discorso pittorico in~dito e nuovo. Chi hn visto la « Nature, morili ,. di Bergamo, bellissima opera, certo la più. alt.a. in quella posizione, orchestrata su.i grigi e i violn, chi ho visto gh ultimi • Buoi squarl<1ti • o c1ualche reBruno Cassi nari: "Studio per la pietà n cente -= Paesaggio », Sn cosa \'Oglio dire De Chirico o l'orchestrazione profonda ::,rrerniando l'importanza che assume in di 1\lor:anùi un uomo abbia dichiarato Cassinari Pim·enzione del colore riapet· L'Osi risolutamente la sua libertd di fronto u quelJo dell'oggetto. te nllo nalura, è un Fatto tremendamente Che poi nello nostro pittura, dopo import.ante: « un homme au:c jcux légers l'altissima de,ozione di Carrà alla ri- ,lécrit le ciel d'amour •: ecco il cielo scoperta dei volumi e dei valori pia- delJ10.more, con lo violenza, la dispestici dei corpi, alla loro delinizione ri1z~nc perduto. la dolceu.a. Bruno Cassinari: 11 Ritratto di Rosetta 11 1940 metafisica, dopo l'argomentato rigore del no\'CCCnto, e il mito Juciclissimo J; GIANNI TESTORI SULLA PITTURA Il vero pittore si butta nella vita perchè questo è il campo dei suoi mezZi d' azio::ie. E' a questo contatto che il suo destino d'uomo diventa pittura. Abbiamo invece dietro di noi tanti anni di pittura pavida, solo preoccupata a salvarsi da "ibridazioni.. e "compromessi.. con la Vita. Cosl cauta ad immischiarsi con questa, da non averne conservato nessuna traccia. Pittura che ad o~ni costo ha voluto farsi una lin~ua ed una @:ammatica astratte, senza capire che non c'è lin~ua e $:ammatica valida e comprensibile e l'artista non la crea, prima di conoscerla come tecnica, al primo atto della sua imma~inazione. , Ferve sulla terra una lotta che si confi~ura in ~uerre, rivoluzioni, straQi e sterminii. L'uomo impegna la sua vita, la loQora, la spezza per la conquista di una sua di~nità o di un suo benessere, forse solo per una speranza. Dopo quel che per secoli ha costruito, una faticosa, macchinosa civiltà senza pro$:esso, la speranza ~li dice che occorre rifar tutto da capo perchè la sua stessa costruzione lo strozza .. Dunque la lotta, for• ma inevitabile della speranza umana. L'uomo so~~iace alla collera, fin dal più antico dei suoi miti. E nessuno è esente da questa collera. Nè l'artista può dirsi che il suo regno é un altro, un astratto resno di colore, di forme, di parole, di suoni, un reQno come un rifu~io, dove poter Vi• vere almeno senza tante torture. Qu~sto reQno e impossibile, almeno per un pittore. Perchè un'opera viva, bisogna che l'uomo che la produce sia in collera ed esprima la sua collera nel modo che più si confà all'uomo. Un'opera d'arte è sempre la somma dei piaceri e dei dolori dell'uomo che l'ha creata. Intendo dire che non è necessario per un pittore essere d'un partito o d'un altro, o fare una ~uerra, o fare una rivoluzione, ma è necessario che egli agisca, nel dipin~ere, come a~isce chi fa una ~uerra o una rivoluzione. Come chi muore, insomma, per qualche cosa. RENATO CUITUSO (1941) 27

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